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Cambia la Finanza USA. La Commissione dà l'ok al Financial Bill

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La prossima settimana la votazione in Aula. Mosse anti-speculazione per banche e consulenti

Roberto Amaglio
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Se il crollo nei sondaggi di popolarità appare debilitare la sua leadership all'interno del Paese più importante del mondo, la prossima settimana Barack Obama porterà a casa un altro risultato eclatante che lo catapulterà ancora una volta sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Dopo una vera e proprio maratona di 20 ore terminata all'alba di venerdì, sembra infatti che la commissione Camera-Senato abbia raggiunto l'accordo sui punti principali del Financial Bill, la riforma della finanza a “stelle e strisce” diventata dopo la crisi dell'ottobre 2008 uno dei punti cardine del programma del Presidente Obama. Secondo il New York Times, infatti, l'accordo sarebbe stato raggiunto grazie ai 27 voti favorevoli (20 dei parlamentari, 7 dei senatori) a fronte dei 16 contrari (11 parlamentari, 5 senatori). Incassato il semaforo verde in commissione, appare quanto meno in discesa anche la strada che porterà all'approvazione definitiva del provvedimento nelle aule parlamentari. Provvedimenti mirati soprattutto ad ancorare le banche e i finanzieri a investimenti con minor grado di rischio e, soprattutto, meno esposti alla speculazione. Su tutte la Volcker rule, la norma che restringe la possibilità delle banche di usare i depositi assicurati da fondi federali per la compravendita di asset a loro esclusivo vantaggio. Altro punto importante la proposta di riversare le attività dei derivati in società separate dalle banche: in questo modo il business che tanti dolori ha dato al sistema viene "confinato" in newco apposite che potranno, se del caso, essere fatte fallire. “In questo modo si riduce la partecipazione in attività altamente rischiose da parte di quelle istituzioni finanziarie che sono centrali al sistema e vitali per lo stesso”, ha commentato il senatore democratico Christopher Dodd. Fissati anche nuovi limiti negli investimenti in hedge fund o private equità, troppo spesso al centro di istituti finanziari speculativi: non dovranno superare il 3% degli investimenti di capitale totali. Varato anche un “codice d'onore” per i consulenti finanziari, chiamati a proteggere l'interesse dell'investitore quando l'operatore di Borsa dà dei consigli (cosa finora non prevista). Bocciata invece, la proposta sui derivati da parte della senatrice Blanche Lincoln, ossia quella che prevedeva il bando dell'attività sui derivati per le banche. Troppo forte l'opposizione delle lobby di Wall Street e di alcune correnti della stessa maggioranza di Obama. Ciò nonostante, almeno al G20 di Toronto gli Stati Uniti porteranno qualcosa di concreto: dopo due anni di discorsi sulla nuova etica della finanza mondiale che sapevano di aria fritta, il primo passo ci voleva proprio.

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