Clima sempre più teso in Venezuela. L'amministrazione del presidente americano Donald Trump avrebbe deciso di attaccare installazioni militari all'interno del territorio venezuelano e i raid potrebbero cominciare da un momento all'altro. Lo riferisce il Miami Herald citando fonti informate. Scopo dell'operazione, distruggere le installazioni militari utilizzate per il traffico di droga, che secondo gli Stati Uniti è guidata dallo stesso presidente Nicolas Maduro e gestita da membri di spicco del suo regime. Secondo le fonti dell'Herald, gli attacchi sono questione di pochi giorni o addirittura ore e mirano anche a decapitare la gerarchia del cartello. Obiettivi? Basi, porti, piste che, stando agli americani, sono usate da trafficanti di droga. Per questo gli Stati Uniti hanno schierato nei Caraibi una task force dotata di missili da crociera – di solito impiegati per queste missioni – mentre è atteso l’arrivo della portaerei Ford che aumenterà in modo considerevole il numero di caccia a disposizione.
Stando a quanto riferito da funzionari statunitensi, il cartello esporterebbe circa 500 tonnellate di cocaina all'anno, suddivise tra Europa e Stati Uniti. "Maduro sta per ritrovarsi intrappolato e potrebbe presto scoprire di non poter fuggire dal Paese, anche se decidesse di farlo", ha detto una delle fonti, "quel che è peggio per lui è che ora c'è più di un generale disposto a catturarlo e consegnarlo, pienamente consapevole che una cosa è parlare di morte, un'altra è vederla arrivare".
Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto un’indagine immediata sul raid della polizia a Rio de Janeiro, che ha provocato oltre 130 vittime. Il diplomatico ha dichiarato di essere estremamente preoccupato per il numero di morti nelle favelas di Alemão e Penha, ed ha chiesto garanzie affinché le azioni delle forze dell’ordine rispettino le norme internazionali in materia di diritti umani. Proprio nelle stesse ore sarebbe emerso un retroscena che tira in ballo Donald Trump. Un dossier sarebbe stato inviato agli Usa prima del raid. Il documento indica il Comando Vermelho come un'organizzazione terroristica con ramificazioni e attività negli Stati Uniti, descrivendone in dettaglio l'espansione nel Nord America, e individuando Penha e Alemao come suoi bastioni.




