Nell’ascensore un cartello: «Esta noite cocktail aperitivo das 20h às 23h». Non essendo indicato il luogo, chiedo a due membri dell’equipaggio. Mi guardano spaesati. Gli spiego di nuovo in inglese che quel cartello io l’ho visto. Uno dei due schiaccia il pulsante per chiamare l’ascensore e ci entra. L’ispezione non dà esito: il manifesto non dice in quale degli undici bar della nave si tiene il fantomatico aperitivo. A quel punto, l’altro, dissimulando l’ignoranza con una ritrovata spavalderia, mi indica senza esitazioni: “Aperol Spritz Bar”. Decido di andarci. Mi aggiro per i corridoi vuoti. Salgo le scale per passare da un ponte all’altro. Finalmente arrivo al bar: non c’è nessuno. Tantomeno un evento “cocktail”. La Costa Diadema è deserta. La nave noleggiata dal governo brasiliano per ospitare le delegazioni partecipanti alla Cop30 è una nave fantasma. A bordo c’è quasi solo l’equipaggio, oltre 1.200 persone tra camerieri, baristi, tecnici, addetti alle pulizie. Un colosso da 133 tonnellate di stazza, alto 65 metri, ormeggiato al terminal portuale di Outeiro, nella Baía de Santo Antônio, quasi completamente vuoto. A fianco della Diadema, è attraccata anche un’altra enorme nave da crociera, la Msc Seaview. Il governo ha prenotato circa 850 posti in totale sulle due navi.
COCKTAIL Mi prendo un americano seduto al bancone. Il barista mi guarda come se fossi il primo essere umano che vede da un pezzo. E forse anche per questo è così loquace. Finito di bere, lo stomaco mi ricorda di non aver mangiato, così vado a cenare. Scelgo il ristornate del Ponte dieci, quello col buffet, anche per capire se lì non c’è anima viva. Passo per la parte centrale della nave, dove si apre il grande atrio su cui affacciano tutti i ponti, collegati da sontuose scalinate trasparenti. Mi appoggio alla balaustra in vetro, quasi stordito dalle luci che si riflettono sulle vetrate che sembrano rivestire ogni centimetro quadrato, e guardo sotto. Dieci piani più in basso vedo il bar stile anni ’20 con il palchetto con la tastiera usata, in tempi normali, dai pianisti di pianobar. I tavolini in marmo nero striato sono vuoti, come le coppie di poltroncine in velluto blu che li accompagnano. I camerieri, con le mani dietro la schiena, si aggirano annoiati. Dietro al bancone semicircolare, con alle spalle decine di bottiglie di superalcolici, quattro o cinque barman ripetono meccanicamente alcuni gesti; uno di loro, lo sguardo perso nel vuoto, continua ad asciugare un bicchiere.
FOLLA Passo oltre e arrivo al ristorante. Sulla soglia sono in quattro, due per lato; il maître mi invita ad accomodarmi. Sedute ai tavoli ci sono non più di tre persone, con la conseguenza che ciascuno di noi è assediato da una folla di camerieri ansiosi di trovare qualcosa da fare per ingannare il tempo. Un ospite che si trova poco più lontano sembra conoscerli tutti, li saluta uno per uno: «Ciao, come stai?». Finito di mangiare - menu ottimo, salmone con patate al forno - provo a fare un salto al Country Rock Club per bere una birra. Ma la scena è la stessa di prima: tavoli vuoti e baristi annoiati. Alzo i tacchi e me ne vado. Decido di andare in teatro, giusto per vedere se c’è qualche spettacolo in programma. Per strada passo per la gelateria Amarillo. Elegantissima, tutta trasparente - tavolini, sedie, bancone - insomma molto chic; e vuota. Arrivo davanti al teatro: ovviamente è chiuso. Mi rassegno a tornare in cabina. La serata a bordo della Costa Diadema è stata tutt’altro che frizzante. Anche se, va detto, questa è una città galleggiante; e riempirla è tutt’altro che semplice. Dotata di 1.862 cabine, che possono accogliere 4.947 passeggeri, la Diadema, varata nel 2014, è stata fino a pochi anni fa la più grande nave battente bandiera italiana mai costruita. E da oggi, finiti i lavori della Cop30, lascerà Belem.




