Adolf Hitler is b(l)ack. Adolf Hitler è tornato. Non siamo però tra le pagine di uno dei saggi del cileno Miguel Serrano, che vedeva nel capo del Nazismo l’incarnazione dell’ultimo Avatara, ma in uno di quei giochi spazio-temporali che mandano in cortocircuito i media a livello planetario. Durante la giornata di ieri alcuni fuochi hanno divampato su svariati siti e, in un misto tra il serio e il faceto, erano tutti focalizzati sulla rielezione di un politico in Namibia. Eletto la prima volta come consigliere nella circoscrizione di Ompundja, regione di Oshana, nel 2004 ha proseguito la sua carriera fino a oggi per essere rieletto, tra il plebiscito della sua gente, anche quest’anno. Vi starete chiedendo perché ci stiamo occupando di una Nazione dell’Africa meridionale che dista oltre 11mila chilometri dall’Italia. Il quid è tutto nell’attacco del pezzo. Perché stiamo parlando di Adolf Hitler Uunona. E la curiosità, lo sappiamo, in questi casi prende il sopravvento. Il candidato regionale a ogni tornata, come un meme che non se ne vuole andare, torna a fare capolino tra pagine social e carta stampata. Oltretutto, pare abbia stracciato il suo avversario con un margine dell’85%. Cose bulgare, pardon teutoniche.
Il collegamento dov’è? Nel passato coloniale della Germania che ha imperversato nell’Africa australe. Perché l’attuale Namibia nel 1884 finì sotto l’influenza tedesca, col nome all’epoca di Africa Tedesca del Sud-Ovest - detta anche Deutsch-Südwestafrika abbreviata con Swa, non fate così e non pensate alla swastika che qui è un attimo- tanto da spingere alcuni fanatici della riscrittura della storia, leggasi lo spagnolo Eugenio Merino, a giocare nel 2024 una partita di calcio usando un pallone realizzato con la riproduzione in lattice della testa del cancelliere tedesco Otto von Bismarck. La sua colpa? Quella di aver, durante la conferenza di Berlino del 1884-1885, regolato le questioni coloniali teutoniche nel continente nero. Non solo lui, ma anche Franco e Trump - tra i tanti - sono finiti a centrocampo come sfera per le partite di questi esaltati senza arte.
Ma torniamo al nostro Adolf Hitler Uunona. Esponente del partito Swapo (Organizzazione Popolare dell’Africa del Sud-Ovest) sorto il 19 aprile 1960 che ha mantenuto anche il suo nome tedesco ovvero Swavo (Südwestafrikanische Volksorganisation) ed è stato fondamentale per l’ottenimento dell’indipendenza della Namibia, nel 1990, dal Sudafrica che colonizzò Windhoek, la capitale, e limitrofi dall’indomani della fine della Prima Guerra Mondiale mantenendo il potere fino a 35 anni fa. Ma l’aspetto più bizzarro è l’orientamento politico di questo sodalizio. Centro-sinistra con affiliazione all’internazionale socialista. Un marasma ideologico e di nomi uscito praticamente da un episodio di Monty Python. Nel 2020 il quotidiano tedesco Bild andò a bussare alla porta di Uunona. E il namibiano dovette pure giustificarsi dicendo di non avere «nulla a che fare» con il Nazismo. La disamina però non finì certo con quella dichiarazione. «Ho capito», aggiunse, «solo quando sono cresciuto che quest’uomo voleva sottomettere il mondo intero». Precisando che «non ho niente a che fare con queste cose». L’assurdo nell’assurdo. Hitler, inoltre, in quell’occasione ci tenne a ribadire che il padre, eccolo il colpevole, «probabilmente non capiva» quale fosse il significato dell’attribuzione di un appellativo del genere.
«Da bambino lo vedevo come un nome del tutto normale», precisò Uunona sottolineando, invece questa volta alla stampa namibiana, di non avere «il carattere di Adolf Hilter» o di assomigliare a Hitler. E non solo per una questione carnagione a quanto pare. Ma non ha mai pensato di andare all’anagrafe per fare un cambio delle generalità. Ormai è «troppo tardi», dato che questo nome se lo porta appresso da 59 anni. Di bizzarrie del genere, comunque, ne sono pieni gli archivi. Pensiamo al brasiliano, direttore generale della polizia di Goias negli anni ‘90, chiamato dai genitori Hitler Mussolini che così facendo non hanno scontentato la memoria di nessuno dei due capi di Stato. Oppure alla nostra latitudine, in tempi più recenti, l’operaio ghanese Anthony Boahene che nel 2005 ha chiamato suo figlio Silvio Berlusconi Boahene. Ammirazione? Venerazione? L’anagrafica con una linea temporale senza freni, quasi come in India dove nel 2022 nacque la marca di gelati Hitler, ma questa è un altro portale. O forse no?