La National Library di Ankara è una sede sontuosa e solenne e in questo momento lo è più che mai. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con la moglie, insieme ad una folta schiera di rappresentanti del governo, della società civile e del corpo diplomatico, riceve papa Leone XIV appena arrivato da Roma, nel suo primo viaggio apostolico. E qui vengono pronunciati due discorsi che fanno riecheggiare, in modo speculare, parole-chiave per il mondo tormentato. Pace, convivenza, cittadinanza, rispetto, dialogo. La Turchia è, in questo momento storico percorso da crisi profonde, più che mai «il ponte» tra Oriente e Occidente, «fattore di stabilità» (dirà il Papa) tra tante forze in campo, luogo cruciale di mediazione, oltre che culla della storia cristiana. Il viaggio papale, al suo esordio, assume anche il compito di “investire” il leader turco del ruolo di mediatore a più livelli: tra Russia e Ucraina, con i capi di Hamas, tentando di arginare le persecuzioni e le sofferenze dei cristiani.
Ci sono già stati i saluti di rito, l’omaggio al mausoleo di Ataturk, padre fondatore della Turchia moderna, e il presidente, sfoggiando le sue capacità oratorie, rivolge all’ospite, e alla vasta platea globale che segue l’evento, un discorso ad ampio respiro, tratteggiando l’antichissima storia del suo Paese e la sua tradizione soprattutto nel segno della convivenza di tante differenti comunità, religioni e culture. Questa visita, sottolinea, «consoliderà i nostri rapporti di amicizia e comprensione reciproche» nell’affrontare le numerose e sempre più pressanti le sfide per l’umanità. «Tutti i messaggi trasmessi dalla Turchia aumenteranno le speranze di pace in tutto il mondo».
Erdogan rivendica il fatto che «i tanti luoghi di culto testimoniano la nostra convivenza. Chiunque vive in questo Paese è cittadino senza discriminazioni . Tutti i popoli devono essere trattati ugualmente». E ricorda, con orgoglio, che «la Turchia è uno dei Paesi che ha dato aiuto umanitario quasi più di tutti i paesi, aprendo le porte a tutti i profughi che scappavano dalla guerra. Gli appelli del Papa alla pace sono ben accolti da noi. Pace e giustizia per tutti». Qualcuno potrebbe obiettare che queste parole non rispecchiano esattamente la realtà della società turca (e fare un lungo elenco di “eccezioni”) ma sono dichiarazioni d’intenti che il Pontefice e buona parte del mondo vogliono considerare di buon auspicio...
E dunque papa Leone, nel suo discorso, sottolinea con forza che «oggi più che mai c’è bisogno di personalità che favoriscano il dialogo e lo pratichino con ferma volontà e paziente tenacia» perché «dopo la stagione della costruzione delle grandi organizzazioni internazionali, seguita alle tragedie delle due guerre mondiali, stiamo attraversando una fase fortemente conflittuale a livello globale, in cui prevalgono strategie di potere economico e militare». Verso il baratro di quella che Papa Francesco chiamava «terza guerra mondiale a pezzi». Ma non bisogna rassegnarsi, «non bisogna cedere in alcun modo a questa deriva! Ne va del futuro dell’umanità. Perché le energie e le risorse assorbite da questa dinamica distruttiva sono sottratte alle vere sfide che la famiglia umana oggi dovrebbe affrontare invece unita, cioè la pace, la lotta contro la fame e la miseria, per la salute e l’educazione e per la salvaguardia del creato».
Ricorda che «davanti alle sfide che ci interpellano, essere un popolo dal grande passato rappresenta un dono e una responsabilità. L’immagine del ponte sullo Stretto dei Dardanelli, scelta come emblema di questo mio viaggio, esprime con efficacia il ruolo speciale del vostro Paese. Voi avete un posto importante nel presente e nel futuro del Mediterraneo e del mondo intero, anzitutto valorizzando le vostre interne diversità». E rispettandole, evidentemente. Infatti, quel ponte prima ancora «lega la Turchia a sé stessa, ne compone le parti e così ne fa, per così dire, dall’interno un crocevia di sensibilità, che omologare rappresenterebbe un impoverimento».
Poi una garbata ma esplicita sottolineatura: Il Papa chiede di valorizzare il ruolo donne che «anche attraverso lo studio e la partecipazione attiva alla vita professionale, culturale e politica, sempre più si mettono a servizio del Paese e della sua positiva influenza nel panorama internazionale». A sorpresa, nel volo da Roma ad Ankara, Leone rivela l’intenzione di volersi recare, appena possibile, a Torino, in visita alla Sindone. Nel tardo pomeriggio, dopo una visita alla Presidenza per gli Affari religiosi (Diyanet), incontrandone il presidente, Safi Arpagu, il viaggio prosegue verso Istanbul, dove il Pontefice rimarrà fino a domenica prossima. Poi sarà la volta del Libano.