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L'Iran sponsor del jihad. È allarme in tutto il mondo

La caccia agli ebrei (con vittime collaterali) può diventare la nuova tattica degli Ayatollah per colpire Gerusalemme da fuori. Con effetti imprevedibili
di Costanza Cavallimartedì 16 dicembre 2025
L'Iran sponsor del jihad. È allarme in tutto il mondo

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Dal punto di vista formale e con inappuntabile tempismo, domenica la Repubblica islamica non ha fatto mancare la sua condanna all’attentato di Sydney. «In linea di principio, l’Iran condanna il violento attacco contro i civili a Sydney, in Australia - ha scritto su X il portavoce del Ministero degli esteri iraniano Esmaeil Baqaei - La violenza terroristica e le uccisioni di massa devono essere condannate, ovunque vengano commesse, in quanto illegali e criminali». Sempre “in linea di principio”, l’Iran ha deliberatamente ignorato che la strage è stata commessa ai danni di cittadini ebrei riuniti per celebrare Hanukkah. E sempre “in linea di principio” il governo di Teheran starebbe prendendo di mira la comunità ebraica al di fuori di Israele.

Secondo l’intelligence israeliana, è da mesi ormai che i cosiddetti ebrei della diaspora sono diventati un bersaglio facile per gli ayatollah, cui basta sfruttare consolidati meccanismi di contrabbando di armi, cellule più o meno dormienti sui social media per aizzare collaboratori di bassa lega, attori locali reclutati dalla criminalità organizzata locale così da evitare che venga loro attribuita la paternità dei fatti. Colpire gli ebrei nel mondo, inoltre, ha un duplice effetto: non solo sconvolge i Paesi di cui sono cittadini, ma ferisce, di sponda, anche Israele, che si ritiene responsabile della sicurezza di tutta la sua comunità. Ecco perché, ha spiegato al Jerusalem Post l’esperto di politica iraniana Meir Javedanfar della Reichman University, i Guardiani della rivoluzione considerano il tentativo di danneggiare gli ebrei della diaspora una parte legittima della loro condotta bellica, che sia per regolare i conti o per scoraggiare futuri attacchi.

Su un eventuale coinvolgimento di attori statali (leggi: Iran, appunto) alla sparatoria di Bondi Beach stanno indagando sia gli israeliani che gli statunitensi. I primi, certi che il regime abbia ancora capacità di riserva per scatenare attacchi convenzionali o terroristici di vasta portata, hanno allargato il campo anche ai legami dei due attentatori con Hezbollah (e al suo temuto braccio operativo esterno, l’Unità 910), Hamas e Lashkar-e-Taiba, gruppo fondamentalista islamico con sede in Pakistan e collegato ad Al-Qaeda. Per i secondi, si è espresso ieri un alto funzionario americano il quale ha dichiarato aFox News che se davvero la Repubblica islamica avesse ordinato l’attacco, Washington riconoscerà il piano diritto di Israele di rispondere alla violenza perpetrata da Teheran.

D’altronde che l’isola-continente fosse diventata rilevante nella strategia globale – pervasiva, sistematica, pianificata – dei pasdaran era cosa nota anche a Canberra: ad agosto, il primo ministro Anthony Albanese dichiarò che il regime islamico iraniano era la mente dietro i due attacchi incendiari del 2024, alla sinagoga Adass Israel di Melbourne e in un ristorante kosher di Sydney, compiuti grazie al coinvolgimento di bande criminali locali. I servizi segreti affermarono di aver trovato prove sul ruolo dell’Iran anche in altri attacchi antisemiti contro scuole, case, veicoli ebraici avvenuti dopo il pogrom del 7 ottobre. Albanese rimandò a casa l’ambasciatore iraniano (è stata la prima volta che l’Australia ha espulso un ambasciatore dalla Seconda Guerra Mondiale) e dichiarò che avrebbe inserito il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica nell’elenco delle organizzazioni che sponsorizzano il terrorismo.

Non è stato abbastanza. Circa un mese fa il Mossad aveva rivelato di aver sventato negli ultimi due anni decine di attacchi terroristici in tutto il mondo contro obiettivi ebraici: in Grecia, Germania, Belgio, Svezia e Australia. Dopodiché aveva nuovamente informato l’intelligence australiana della presenza nel Paese di una «infrastruttura terroristica transnazionale», gestita dalla Forza Quds dei Guardiani della rivoluzione e a capo della quale ci sarebbe il comandante senior Sardar Ammar, che stava pianificando di sferrare attacchi contro obiettivi ebraici nei Paesi occidentali, tra cui l’Australia.

Impossibile per ora escludere che l’attentato sia stato un’operazione sunnita, sia Al-Qaeda che Isis sono state attive nel continente; così come è impossibile escludere che sia una tra le centinaia di manifestazioni di “globalizzazione dell’Intifada”. Ma «Canberra è nota da tempo per essere un centro di smistamento delle cellule dormienti dell’Iran», ha dichiarato al Telegraph Ronen Solomon, esperto di intelligence israeliana su Hezbollah, «quindi potrebbe trattarsi addirittura di un’operazione congiunta tra Hezbollah e la Forza Quds».