USA, durante la crisi finanziaria le banche hanno pagato 2 miliardi ai manager con i soldi dei contribuenti
La denuncia del Tesoro americano: "Denaro immeritato". Ma non si può far niente
Mentre la crisi finanziaria divampava, 17 istituti bancari americani hanno distribuito circa 2 miliardi di dollari in bonus e altri pagamenti ai propri dipendenti più ricchi. Lo hanno fatto alla fine del 2008, dopo il fallimento di Lehman Brothers, quando i governi intervenivano a sostegno delle banche. Il responsabile nominato dal Tesoro Usa per la supervisione degli stipendi dei top-manager, Kenneth Feinberg, rende noto il suo rapporto. L'80% delle somme elargite sono bollate come “immeritate”. Nel momento più nero, condito dai licenziamenti dei dipendenti, i padroni intascavano parcelle milionarie. “17 banche hanno effettuato pagamenti dubbi per 1,58 miliardi di dollari subito dopo aver ricevuto miliardi di aiuti con i soldi dei contribuenti”. Fra questi gruppi bancari ci sono Goldman Sachs, JPMorgan e Aig, tutti istituti che hanno corso il rischio di sparire ma grazie al principio “too big to fail” (troppo grande per fallire) sono stati sostenuti dalle casse pubbliche per evitare l'implosione del sistema. La denuncia di Feinberg rischia di non avere un seguito. Non ha nessun potere per esigere la restituzione degli aiuti statali (va anche detto che molte banche hanno velocemente restituito i fondi ottenuti dal governo). Secondo il New York Times che riporta l'estratto del rapporto in anteprima, “il risultato è che Feinberg si limiterà a proporre che le banche adottino volontariamente una clausola che permetta ai consigli di amministrazione di annullare o alterare il pagamento di bonus o i contratti dei dipendenti della società in caso di future crisi finanziarie”.