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Emmanuek Macron fregato dall'Europa: costano cari gli accordi con la Cina

Carlo Nicolato
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Il "contratto del secolo", così lo avevano definito. Sarebbe valso alla Francia qualcosa come 56 miliardi di euro e all'Australia 12 sottomarini a propulsione diesel-elettrica costruiti dalla transalpina Naval Group. Per il buon fine della trattativa Macron si era impegnato in prima persona, assicurando un impegno «pieno e completo» fino a giugno. Canberra però alla fine si è ritirata, per un «Indo-Pacifico libero e aperto» ha preferito firmare un accordo con gli Usa e la Gran Bretagna chiamato "Aukus" il cui step principale sarà appunto la fornitura di sottomarini a propulsione nucleare. In definitiva per far fronte alla minaccia cinese l'Australia ha scelto di fare affidamento a Washington e Londra piuttosto che a un'Europa debole e ondivaga, compromessa in relazioni di pesante dipendenza con Pechino nonostante i poco credibili proclami della Von der Leyen. Il contratto franco-australiano avrebbe dovuto essere uno dei pilastri del nuovo piano strategico Ue per l'Indo-Pacifico presentato per assurdo proprio ieri da uno spiazzato Josep Borrell (Alto rappresentante per la politica estera), costretto infine a riconoscere che l'Europa deve «portare avanti una riflessione sulla sua autonomia strategica». Autonomia peraltro già conseguita dalla Gran Bretagna dal momento in cui ha detto addio a Bruxelles: non a caso il colpo di grazia al contratto francese è arrivato proprio da Boris Johnson.

 

 

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