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Ue, anche i tedeschi rubano. Vedete questo signore? Clamoroso: come lo hanno beccato in flagrante

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Carlo Nicolato
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Chi controlla i controllori? L'antica massima di Giovenale (Quis custodiet ipsos custodes?) non potrebbe adattarsi meglio che alla European Court of Auditors, cioè la Corte dei Conti europea con sede in Lussemburgo, organo che ha il compito di controllare le entrate e le spese dell'Unione attestandone legittimità e correttezza. Ma chi appunto controlla la Corte dei Conti e la correttezza delle spese dei funzionari che ne fanno parte? Nessuno a quanto pare.

 

 

 

I FURBETTI

Tanto che, secondo un'inchiesta del quotidiano francese Libération, i 27 membri, capo compreso, avrebbero fatto per molti anni quello che volevano, sfruttando al massimo i ricchi benefit a loro concessi per contratto e in qualche caso approfittando indebitamente delle indennità spettanti. Convocato in fretta e furia, e senza dare troppo nell'occhio, dalla Commissione per il controllo di bilancio del Parlamento europeo, il presidente della Corte Klaus-Heiner Lehne, 64 anni, tedesco, già eurodeputato e capo della Cdu a Dusseldorf, ha dovuto ammettere che l'organismo per cui lavora gode di privilegi spropositati, come un'auto blu con autista al prezzo forfettario di 100 euro al mese e 8 centesimi al chilometro. E che prima era anche peggio, in quanto la Corte aveva semplicemente il compito di contabilizzare i chilometri pagati a un prezzo stracciato, e ogni auto aveva a disposizione un dipendente a tempo pieno. Ma l'alto funzionario tedesco ha respinto invece duramente le accuse che lo riguardano direttamente e in proposito minaccia querele. Klaus-Heiner Lehne è accusato infatti di aver utilizzato insieme ad altri tre colleghi un appartamento relativamente piccolo in un edificio non proprio prestigioso del granducato, come facciata per poter intascare l'indennità di dislocamento. Per contratto infatti i 27 membri della Corte dei Conti europea che ha appunto sede in Lussemburgo sono tenuti a vivere nello stesso granducato, così come i membri della Commissione devono vivere a Bruxelles. A tal fine, ricevono un'indennità mensile di alloggio del 15% dello stipendio che è pari, nel caso di un membro semplice che guadagna la bellezza di 22.430 euro, a 3.364 euro al mese. A questa somma poi si aggiungono altre indennità, e benefit come quelli per i coniugi, i figli ecc. Nel caso del presidente l'indennità di dislocamento è pari a 3.600 euro, dal momento che il suo stipendio base è di 24mila euro mensili. Secondo Libération dunque Klaus-Heiner Lehne avrebbe frodato 325.000 euro dal 2014 (quando si è insediato), passando «la maggior parte del suo tempo nella sua bella città di Düsseldorf» dove avrebbe continuato a essere membro attivo della CDU, nonostante l'attività politica sia vietata ai membri della Corte dei Conti. Lehne ha respinto le accuse al mittente, sostenendo che un presidente di un'istituzione come quella deve pur girare l'Europa per fare il suo lavoro, di aver scelto quell'appartamento in quanto si trova a soli 800 metri dalla sede della Corte dei Conti, e di averlo subaffittato ad altri colleghi in quanto per lui 160 metri quadrati per viverci da solo sono troppi. In quattro dunque, pur percependo una somma mensile di quasi 30mila euro a testa, si sarebbero divisi le spese d'affitto di una casa il cui canone è approssimativamente di 3mila euro.

 

 

 

MISSIONI DUBBIE

Semplicemente taccagni o squallidi truffatori? Libération peraltro non si ferma alla questione della casa, rivela anche di spese scriteriate, di cene di lavoro da 400 o 500 euro a botta, sostiene che le "auto blu" sono state utilizzate anche per fini privati e che ci sono delle «missioni non verificate» ma puntualmente rimborsate. Ce n'è abbastanza per un'indagine seria e non una semplice audizione al termine della quale la presidente della Commissione che l'ha convocata, la tedesca della Cdu Monika Hohlmeier, ha detto che «molte delle cose che ha scritto Libération sono false». Non la pensano però così diversi giornali dello stesso Paese che si chiedono se non sia il caso di riformare un'istituzione così delicata come la Corte dei Conti europea, sottratta a qualsiasi controllo e i cui membri, oltre a godere di privilegi ingiustificati, diventano tali senza alcuna competenza specifica se non quella di essere scelti dal proprio governo, Paese per Paese. È così che Klaus-Heiner Lehne e altri lui vi sono entrati, premiati per essere meritevoli quadri di partito.

 

 

 

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