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Meloni e il realismo intelligente: come vincere la battaglia con la Ue

Roberto Formigoni
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Una destra intelligente sa che un conto è fare opposizione e un altro conto è governare. E in un Paese come l'Italia governare comporta inevitabilmente convergere verso il centro: fare scelte condivise dai ceti moderati, comprensibili dai paesi alleati. Anche a costo di apparire contraddittori con proclami fatti in passato, quando appunto la destra era all'opposizione.

È quello che Giorgia Meloni sta dimostrando di aver capito. Il suo primo incontro internazionale, casuale per le modalità ma di sostanza nei contenuti, è stato con l'antico "avversario" Macron. Ha mandato subito il ministro Giorgetti a colloquio col collega tedesco. Ha collocato il suo primo viaggio di giovedì scorso in Europa a meno di una settimana dall'inizio dell'azione di governo, ha chiesto e ottenuto di incontrare i vertici di tutte le istituzioni europee. E il messaggio che ha portato è uno solo: «Di noi vi potete fidare». «Difenderemo sempre gli interessi dell'Italia, ha detto, ma lo faremo nel dialogo e nel confronto (anche duro se necessario) con voi, nel quadro delle regole che l'Unione europea si è data anche con il concorso del nostro Paese. Pensiamo che molte cose vadano cambiate, ma vogliamo farlo insieme».

Così dicendo si è chiaramente smarcata dai proclami dell'internazionale sovranista. Ha dimostrato di considerare la solidarietà tra i grandi paesi dell'Ue l'unico scudo possibile per difendere l'interesse nazionale dai velenosi nazionalismi diffusi nel continente. E questo vale quando si parla di energia, quando si parla di Pnrr, quando si parla di sostegno all'Ucraina senza se e senza ma.

E vale, dovrà valere anche quando si parlerà di immigrazione. Il governo leverà alta la sua voce per ottenere un cambio delle regole nella redistribuzione dei migranti in Europa, ma lo farà combattendo duramente per imporre il tema al tavolo di un negoziato serio, e poi combattendo duramente perchè la solidarietà tra i 27 si manifesti anche in questo campo. Ma non parlerà più di blocchi navali, di chiusura dei porti, di cannoneggiamento dei barconi, ma cercherà alleanze e pretenderà che anche i paesi dell'Unione si aprano all'accoglienza. In questi giorni l'Italia sta negando l'entrata in un nostro porto di una nave-ong tedesca carica di migranti. Lo fa per costringere gli altri paesi, in primis la Germania, ad accorgersi del tema, ad accettare un cambiamento di regole. Ma nel contempo lascia trapelare che tra qualche giorno darà il via libera all'attracco, accettando ancora una volta (ma deve essere l'ultima) quei regolamenti che devono essere cambiati. In sintesi: meno populismo per difendere meglio il nostro popolo, meno sovranismo per controllare meglio la nostra sovranità.

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