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Unione europea contro il vino, Sallusti: io brindo, come finiremo

Alessandro Sallusti
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L’Unione Europea ha autorizzato l’Irlanda, Paese membro, a varare la legge che impone etichette sui vini che mettano in guardia i consumatori dai suoi effetti dannosi sulla salute. La cosa lascia perplessi perché, a differenza del fumo, non è il vino in sé a essere dannoso – anzi molti studi indipendenti ne certificano effetti benefici – bensì il suo abuso. Ubriacarsi fa male, questo è pacifico, ma insinuare il dubbio che anche una modesta quantità di vino sia velenosa per il corpo umano è una teoria che non ha alcun riscontro scientifico. Che l’Irlanda si muova in questa direzione non stupisce, in tutta l’isola, per via del clima avverso, ci sono solo dieci vigneti e la produzione non supera le cinquemila bottiglie l’anno. Affari loro, se la cosa dovesse rimanere entro quei confini, ma il sì dell’Unione Europea sottintende la possibilità di un giro di vite più ampio, non esclusa un domani una politica proibizionista su ampia scala.

 

 

 

Penso sia chiaro a tutti che qui oltre che di libertà alimentari stiamo parlando di cultura del cibo e di rilevanti questioni economiche. Nessuno è obbligato a bere ma nessuno deve essere terrorizzato se decide di farlo nelle giuste quantità, detto che già oggi gli eccessi sono puniti a norma di legge per questioni di sicurezza e non certo di salute visto che fino a prova contraria ognuno dovrebbe essere pure libero di farsi del male come meglio crede. Dobbiamo chiederci: perché vermi, insetti e carni sintetiche sì e il vino no? E dopo il vino a chi toccherà finire nella lista dei cattivi? Chi sa di queste cose non ha dubbi: presto l’allerta arriverà sui formaggi e sull’olio d’oliva, altre due eccellenze dell’agro alimentare mediterraneo.

 

 

 

Avanti così finiremo con una Europa con spinello libero ma vino bandito, utero in affitto sì ma via la distinzione tra padre e madre, insomma tutto si tiene in un progetto di smontare qualsiasi identità che ci dica chi siamo e da dove veniamo in un superstato, l’Unione Europea, che decida per tutti a suo insindacabile giudizio che cosa è giusto e cosa sbagliato. Il famoso mostro dello “stato etico” in nome di un arbitrario “bene universale”. Che dire, facciamo un bel brindisi alla speranza che questo progetto fallisca prima che sia troppo tardi.

 

 

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