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Ue, sorpresa: inquina come nel 1963

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Benedetta Vitetta
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Incredibile dictu ma nel 2023 l’Europa è riuscita a ridurre le emissioni di Co2 grazie alle rinnovabili. Tanto che oggi le emissioni non sono mai state così basse dall’inizio degli anni ’60. Sicuramente qualcuno storcerà il naso non credendo granché ai dati diffusi nei giorni scorsi dal Centro di ricerca per l’energia e l’aria pulita (Crea), un’organizzazione di ricerca indipendente, registrata in Finlandia, focalizzata sulla rivelazione delle tendenze, delle cause e degli impatti sulla salute, nonché delle soluzioni all’inquinamento atmosferico. Secondo il Crea i progressi portati avanti dall’Unione Europea nella riduzione delle emissioni inquinanti hanno subito un’accelerazione nel 2023, con la seconda riduzione (-8%) più marcata dopo il 2020, che in ogni caso è stato fortemente influenzato dall’effetto della pandemia.

Tanto che nel durissimo periodo del lockdown che la stragrande parte dei cittadini del pianeta ha vissuto sono diminuite di ben il 35 per cento.

MIX ELETTRICO
Oltre la metà della riduzione dell’inquinamento (56%) è legato a doppio filo da un mix elettrico più pulito, grazie alle installazioni record di eolico e fotovoltaico, nonché a una ripresa della disponibilità di energia idroelettrica e nucleare. Grazie a tutto questo la Ue è riuscita a ottenere una notevole riduzione del 25% su base annua delle emissioni di Co2 derivanti dalla produzione di energia, mentre altri settori sono calati del 4 per cento.

Ma nonostante la riduzione dei gas serra, resta ancora molto da fare. Come detto, lo scorso anno la quantità di Co2 derivante da combustibili fossili è calata dell’8% rispetto al 2022. «Finalmente le emissioni sono tornate ai livelli riscontrabili nella generazione dei miei genitori, quella degli anni ’60, precisamente del 1963» ha dichiarato Isaac Levi, analista del finlandese Crea che ha pubblicato lo studio. Tuttavia, in questo periodo di tempo» ha aggiunto lo studioso, «l’economia è triplicata, dimostrando quindi che il cambiamento climatico può essere combattuto anche senza rinunciare alla crescita economica del Vecchio Continente».

I NUMERI DI TERNA
E a dar man forte ai dati diffusi dal Crea è arrivata anche la nostra Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, che ha confermato che nel 2023 consumi elettrici italiani sono calati del 2,8% sul 2022, attestandosi a 306,1 miliardi di kWh.

Positivo è stato nel 2023 pure il dato relativo alle fonti rinnovabili che ha coperto complessivamente il 36,8% della domanda, rispetto al 31% del 2022. Inoltre il valore è in aumento grazie al contributo tendenziale positivo di tutte le fonti e, in particolare, della produzione idroelettrica, tornata in linea con i valori storici. Stando sempre ai dati elaborati da Terna, lo scorso anno sul fronte dell’offerta si è poi assistito non soltanto a una crescita rilevante della produzione delle rinnovabili (+15,4%), ma anche auna contrazione della produzione termoelettrica (-17,4%) e, in particolare, di quella a carbone (-41,7%). Su quest’ultima fonte fossile la riduzione è legata anche all’interruzione delle iniziative di massimizzazione dell’utilizzo delle centrali a carbone messe in atto durante il periodo più critico della crisi gas. Invece rispetto alla contrazione della produzione termoelettrica, nel 2023 s’è registrato anche un risparmio di gas rispetto all’anno precedente di circa 4 miliardi di metri cubi.
Fin qui abbiamo esultato ed esaltato il calo delle emissioni di Co2 del 2023 che dimostra che è possibile riuscirci senza rinunciare o interferire nella crescita economica.

Ma, al netto della confermata riduzione di una fetta di gas serra, c’è un “grande ma” che occorre sottolineare: le riduzioni di Co2 generate da carbone, petrolio e gas sono ancora troppo lente, hanno affermato gli esperti del Crea, per consentire all’Europa di non sforare gli 1,5°C.

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