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Per Alessandro Di Battista le stragi di Boko Haram sono colpa dell'Eni

di Andrea Tempestini domenica 13 luglio 2014

2' di lettura

Per Alessandro Di Battista i militanti islamici di Boko Haram non sono terroristi, ma «guerriglieri» che si oppongono alle intromissioni occidentali in Nigeria. Il deputato del Movimento 5 Stelle aveva già espresso questa opinione quando alla Camera si parlava di libertà religiosa: «Boko Haram sono terroristi per qualcuno o combattenti religiosi per altri, lottano contro tutto ciò che è occidentale, intravedendo nella religione cristiana un’ingerenza negativa in fatti interni». Diba ha ribadito il concetto sul blog di Beppe Grillo, stavolta senza lasciare spazio al dubbio sulla natura degli islamisti nigeriani: sono «guerriglieri» che reagiscono ai «deprecabili comportamenti occidentali». E l’origine dei massacri e delle carneficine di Boko Haram saremmo proprio noi italiani, o meglio un’azienda italiana, l’Eni. Nel suo lungo post Di Battista racconta di presunti traffici illeciti dell’azienda petrolifera italiana in Nigeria, oggetto di un’indagine della procura di Milano che ipotizza il reato di corruzione internazionale: «Se l’Eni sia o meno colpevole lo decideranno i giudici ma il punto non è questo - scrive Di Battista - la corruzione dilaga sostenuta dal “modus operandi” occidentale degnamente rappresentato da Eni o Shell». Per il parlamentare del M5S non c’è bisogno di attendere l’esito del processo, le sole indagini dimostrano che sono le aziende occidentali come l’Eni la causa del terrorismo islamico: «Chi sono i fondamentalisti? Certamente i guerriglieri di Boko Haram che trovano nel fanatismo religioso un pretesto di lotta, tuttavia - precisa Di Battista - è da stolti non considerare le loro deprecabili azioni anche come reazioni ad altrettanto deprecabili comportamenti occidentali». È la ricerca del profitto dell’Eni, che Di Battista definisce «fondamentalismo danaroso», la causa scatenante del fondamentalismo religioso. La posizione del M5S nei confronti di Boko Haram è (per usare un eufemismo) abbastanza insolita, non solo nel Parlamento italiano ma in tutto il mondo. Nessuno li definisce «guerriglieri» o «combattenti religiosi», Boko Haram è stato incluso nella black list del terrorismo islamico sia dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu che dall’Unione europea, si tratta della centrale del terrorismo qaedista in Africa. È un’organizzazione che non colpisce le aziende occidentali come l’Eni, ma che rapisce studentesse, uccide donne e bambini, bombarda chiese e villaggi, e che ha causato in pochi anni migliaia di vittime. L’obiettivo è la costruzione di uno Stato islamico, un progetto che ha poco a che fare con l’Eni. All’Eni e agli altri colossi energetici si oppongono per il controllo dei giacimenti petroliferi altri gruppi come il Mend. Ma queste organizzazioni che agiscono per motivi politico-economici operano nel sud del Paese, nella zona del delta del Niger, mentre Boko Haram controlla il nordest della Nigeria. Ma c’è di più, il Mend è entrato in aperto conflitto con Boko Haram per i suoi continui attacchi ai cristiani. In Nigeria lo scontro è lungo la linea di faglia tra Sud cristiano e Nord islamico. L’Eni c’entra davvero poco con i terroristi di Boko Haram. di Luciano Capone

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