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Serie A, la denuncia di Vittorio Feltri: "Troppi calciatori stranieri in Italia", il sospetto delle tangenti

di Giovanni Ruggiero domenica 30 agosto 2015

2' di lettura

La serie A appena cominciata ha già dato un segnale catastrofico in chiave di futuro per il calcio italiano. Basta guardare le rose delle squadre per rendersi conto come solo 89 giocatori su 220 abbiano sul passaporto la nazionalità italiana, appena il 40%. Una cifra che secondo Vittorio Feltri su Il Giornale non solo: "è la sintesi della crisi dello sport nostrano più popolare: spicca anche l'insipienza della maggioranza di coloro che lo gestiscono, ovviamente con i piedi, cioè gente più intenta a badare ai propri interessi personali che non a quelli dei tifosi e delle società da cui percepiscono lauti compensi". Gli stipendi - Il sospetto strisciante secondo Feltri è sulle cifre che raggiungono gli ingaggi ai calciatori stranieri nei nostri campionati e nel mirino ci sono dirigenti, direttori sportivi, addetti al mercato, perfino allenatori: "Da anni sono adusi a comprare calciatori dall'estero, inclusi numerosi brocchi, tutti superstipendiati, il che fa pensare che certi affari non siano ispirati al desiderio di ingaggiare i miglior fichi del bigoncio, bensì a quello di spartire con i mediatori (i procuratori) ricche mazzette esentasse". Così come il livello di corruzione nel Paese è diffuso tanto nelle Pubblica amministrazione quanto nella sanità, Feltri taglia corto e punta il dito: "Il sospetto fondato è che anche il pallone sia governato da ladri immatricolati avviati a distruggere la passione calcistica". Il declino - Quello in ballo è proprio il futuro del calcio, con tutto quello che rappresenta in termini sociali e culturali: "Una squadra di calcio rappresenta una città - scrive Feltri - se viene privata della sua identità perde il senso della propria esistenza, diventa una compagnia anonima di guitti e non ce la fa a scaldare i cuori degli aficionados". Peggio andrebbe per la Nazionale, che si ritrova ormai a non trovare più giocatori di livello da cui attingere, perché sempre meno impiegati nella massima serie. Solo pochi casi continuano a servirsi di calciatori italiani, come le neopromosse Carpi e Frosinone, oltre che Sassuolo ed Empoli: "Una minoranza esigua - aggiunge Feltri - insufficiente a garantire nuovi talenti da mettere a disposizione degli azzurri". Il futuro - E poi c'è il segnale che arriva dalle nuove generazioni, frutto anche della globalizzazione che: "Sta azzerando non solamente l'economia basata sul settore manufatturiero, che era la nostra specialità, ma anche il football. O si reagisce o si sparisce - chiude Feltri - I nostri nipoti se ne fregano della Juve e del Milan, della Roma e dell'Inter: tifano per il Real Madrid e il Barcellona. Ci sarà un perché".

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