L'infernale Zoncolan fa volare in paradiso Ivan Basso

Il varesino torna alla vittoria dopo 4 anni. Ora è lui il big più vicino al leader Arroyo
di Roberto Amagliodomenica 23 maggio 2010
L'infernale Zoncolan fa volare in paradiso Ivan Basso
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Non era quello di quattro anni fa all’Aprica, sorridente in rosa e con in mano la foto di suo figlio Santiago. L’Ivan Basso che è tornato a vincere sul Monte Zoncolan era “cattivo”, “determinato”, “arrabbiato”. Lo si vedeva dagli occhi: in quello sguardo c’era il fuoco di chi all’inferno c’era stato davvero, di un corridore che dopo la squalifica ha impiegato due anni per risalire, facendosi largo tra insinuazioni, dubbi e qualche botta dietro le orecchie rimediata in strada (pensiamo a quando lo staccavano Niemec al Trentino, o Sastre, Di Luca, Menchov e Pellizotti al Giro del 2009). Insomma, per Basso quei 40’ e 45” impiegati per risalire il tremendo Monte Zoncolan devono essere stati un’inezia rispetto a quanto passato negli ultimi anni. E questa è una vittoria chiave per il varesino che, se da un lato può lasciarsi il passato alle spalle, dall’altro gli permette di guardare al futuro con ottimismo: ora è lui tra i big a essere il più vicino al leader Arroyo, distante solo 3’ e 33”. E di montagne ce ne sono ancora tante, a cominciare da martedì quando, dopo il giorno di riposo, ci sarà la cronoscalata verso Plan de Corones. Se l’apertura è dedicata al vincitore di giornata, l’onore delle armi deve essere concesso anche a un Cadel Evans assatanato. Lo Zoncolan non era la sua salita, troppo ripida per il suo stile di pedalata tutto potenza e nervi. Ma il campione del mondo ha onorato l’impegno, sputando sangue e chiudendo al secondo posto, a 1’ e 19” da Basso. Dietro di lui un intelligente Michele Scarponi (a 1’ e 30” e ora ottavo nella generale) e Damiano Cunego, splendido quarto davanti ad Alexandre Vinokourov. Nibali, invece, ha pagato lo sforzo profuso ieri nella picchiata verso Asolo, arrivando a oltre 3’ e facendo capire a tutti che in Liquigas il capitano è Basso, almeno per questo Giro d’Italia. Dietro di lui Arroyo, stremato ma ancora cinto di rosa. Insomma la Mestre – Monte Zoncolan di 222 km si può sintetizzare tutta in quegli ultimi dieci, tremendi chilometri. Grazie al lavoro della corazzata Liquigas, si capisce che la fuga scattata al km 18 e promossa da Turpin, Rodriguez, Le Floch, Sijemens, Pineau e Reda non ha possibilità di successo, nonostante i 14’ di margine al km 70. Negli ultimi 80 km le tre salite che precedono lo Zoncolan (Sella Chiantuzan, il Passo Duron e Sella Valcalda) e il forcing dei vari Agnoli (immenso), Smith, Kiserlovski fanno sì che il margine dei fuggitivi si riduca a soli 3’, troppo poco per sperare nel successo di tappa, anche perché i big, ormai, sono in rampa di lancio. E infatti già sulle prime rampe della salita più dura d’Europa gli scalatori scoprono le carte. Il primo a impostare il ritmo è Michele Scarponi, seguito solo da Basso, Evans e il sorprendente Marco Pinotti. Non rispondo e perdono metri Cunego, Vino, Sastre, il leader Arroyo, Porte e lo stesso Nibali. Ma è quando il varesino prende in mano la situazione che la strada separa i buoni dai cattivi: dopo Pinotti, ai -6 è Scarponi a cedere il passo, mentre Evans dà l’anima per rimanere agganciato al capitano della Liquigas. Ai 4 km, però, Basso si alza per la prima volta sui pedali e apre il gas, scrollandosi di dosso quell’ombra iridata. Negli ultimi 4000 metri si assiste alla sua cavalcata solitaria verso l’arrivo e il ritorno alla vittoria, mentre alle sue spalle la locomotiva Evans sbuffa, barcolla, ma non crolla, così come il regolarista Scarponi, capace comunque di limitare i danni. Un’ultima considerazione per un corridore transitato al traguardo dopo quasi 9’: Gilberto Simoni. Il corridore trentino aveva tolto dal garage la bicicletta a 38 anni per centrare la “triplete” su quella montagna che fu già sua nel 2003 (l’anno del suo secondo Giro vinto) e nel 2007. Questa volta, però, l’amata ascesa l’ha respinto. Ma la fierezza mostrata da Gibo su quelle rampe, beh, quella resta e dà la dimensione di un atleta e di un uomo che, al suo 15° Giro, ha ancora voglia di giocare con se stesso e la bicicletta. ORDINE D’ARRIVO 15° TAPPA 1. Ivan Basso (Liquigas); 2. Cadel Evans (BMC) a 1’ e 19”; 3. Michele Scarponi (Androni-Diquigiovanni) a 1’ e 31”; 4. Damiano Cunego (Lampre) a 1’ e 58”; 5. Alexandre Vinokourov (Astana) a 2’ e 25” Il leader David Arroyo (Caisse d’Epargne) a 3’ e 50”. CLASSIFICA GENERALE 1. David Arroyo (Caisse d'Epargne); 2. Richie Porte (Saxo Bank) a 2’ e 35”; 3. Ivan Basso (Liquigas) a 3’ e 33”; 4. Carlos Sastre (Cervelo) a 4’ e 21”; 5. Cadel Evans (BMC) a 4’ e 43”.

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