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New York. Via libera alla moschea a Ground Zero

Il comune non blocca il progetto. Il sindaco Bloomberg: "Nella città più libera del mondo non può non esserci libertà di culto"
di Roberto Amaglio domenica 8 agosto 2010

2' di lettura

Semaforo verde per la costruzione di una moschea a pochi isolati da Ground Zero. La commissione edilizia del comune di New York ha con voto unanime negato lo status di interesse storico al palazzo designato per ospitare il luogo di culto, rendendo così possibili le opere edili necessarie per l’adeguamento del complesso ai nuovi scopi. La linea di chi invocava lo stop al progetto è stata infatti considerata farraginosa: secondo i rappresentanti della commissione, l’edificio (costruito 152 anni fa) non poteva essere ritenuto storico solo perché raggiunto da qualche frammento degli aerei che colpirono le Torri Gemelle. Il presidente della commissione Christopher Moore, non a caso, ha fatto notato come i resti degli aerei hanno colpito moltissimi palazzi. "Non si possono designare centinaia di palazzi solamente con quel criterio". Le proteste – Tuttavia le polemiche non si placcano. Il giorno stesso della decisione, infatti, una cinquantina di parenti delle vittime dell’11 settembre si sono assemblate all’esterno del palazzo che ospitava la Landmark Preservation Commission, esternando la loro contrarietà a questa iniziativa. Tra gli oppositori anche Abraham Foxman, il direttore nazionale dell’Anti-Defamation League, il quale ha sostenuto che la creazione della moschea sarebbe un altro pugno nello stomaco delle famiglie delle vittime. La difesa di Bloomberg – Difende invece l’operato della commissione il primo cittadino newyorkese, Michael Bloomberg. Non solo una decisione urbanistica, ma un manifesto dei principi e dei valori che caratterizzano gli Stati Uniti. "Qualsiasi cosa si pensi della proposta della moschea e del centro islamico – ha affermato il sindaco –, nella foga del dibattito si è persa una questione di base: il governo deve cercare di negare a dei privati cittadini il diritto di costruire un luogo di preghiera in una proprietà privata in base alla loro religione? Questo può anche succedere in altri Paesi, ma non dovremmo mai permettere che questo accada qui, nella città più libera del mondo. E’ questa libertà che rende New York speciale, diversa e forte". Il progetto – Il centro culturale, che prenderà il nome di Cordoba House, verrebbe ospitato in un edificio della metà dell'800 situato in Park Place. Attualmente è adibito a magazzino di tessuti in disuso. I proprietari dell’immobile trasformerebbero il complesso in una moschea per islamici moderati gestita da un gruppo chiamato Cordoba. Il modello di riferimento per il centro, dicono, sono gli Ymca, gli ostelli e centri ricreativi il cui nome esteso è Young Men's Christian Association.

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