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L'editoriale

di Maurizio Belpietro
di Michela Ravalico sabato 27 marzo 2010

3' di lettura

Alla fine sarà un voto su di lui, come sempre è stato negli ultimi sedici anni. L’ossessione della sinistra contro il Cavaliere, anche in questa campagna elettorale ha infatti offuscato ogni questione regionale, lasciando posto solo a uno scontro frontale con Berlusconi. Non si è parlato di progetti e neppure di virtù dei candidati governatori, ma solo di presunti vizi del premier. Le intercettazioni, i processi, la tv, Santoro, il regime, il conflitto d’interessi, la libertà di stampa: roba buona per ogni stagione e di cui si discute da quando il Cav è nato, o per lo meno da quando è nata Forza Italia. L’obiettivo naturalmente resta lo stesso di sempre: batterlo. Perché sia che si voti per il consiglio di quartiere sia che nell’urna si debba riporre la scheda per il consiglio regionale, la sinistra e i suoi compari sperano di cogliere il segnale che la stagione di Berlusconi si avvia alla conclusione. Come mai tanto accanimento e altrettanta voglia di sbarazzarsene? La risposta è facile. Nella testa di molti politici e intellettuali progressisti c’è il convincimento che senza di lui il Paese cadrebbe ai loro piedi. Pensano che gli elettori siano stati stregati dal presidente del Consiglio, vittime di un sortilegio che  annebbia l’intelletto. Secondo la sinistra se il Cavaliere sparisse le persone che votano centrodestra potrebbero risvegliarsi dal grande sonno e scoprire che Berlusconi non è un principe ma un brutto rospo e loro invece sono belle principessine vestite di rosso,  in attesa di maritarsi con gli italiani per farli vivere felici e contenti. Ovviamente hanno ascoltato troppe fiabe e si sono raccontati una storia che esiste solo nella loro testa. Gli elettori non si sono bevuti il cervello, semplicemente della sinistra non ne vogliono sapere perché sono consci che non si tratta affatto di una Biancaneve candida e immacolata, ma di una vecchia strega di cui si conoscono malignità e veleni. Se qualcuno avesse nutrito dubbi è bastata la serata organizzata da Michele Santoro l’altra sera a fugarli. In quell’occasione è stato messo in scena il peggio del culturame progressista. Il disprezzo, la presunzione di superiorità, il risentimento e la volgarità: nulla è stato risparmiato per mostrare il vero volto di una minoranza rozza e incattivita. La sintesi  è stata messa in scena da Daniele Luttazzi, un ex democristiano convinto d’essere la versione italiana del conduttore americano David Letterman, invece è solo la brutta copia di un comico. Vorrebbe far ridere, ma sa solo farsi ricordare per aver finto di mangiare gli escrementi in tv. L’altra sera, da Santoro, ha detto che gli elettori che votano centrodestra godono a prenderlo in quel posto e per non essere frainteso ha spiegato bene cosa succede quando si sodomizza una donna. Perché se non è vittima di un incantesimo, l’italiano che vota Berlusconi dev’essere almeno uno che gode a farsi fottere e se non è neanche questo o è stupido o è un servo. Luttazzi ha rappresentato perfettamente  il concetto di superiorità che la sinistra si attribuisce da sempre e la porta a trattare con fastidio chiunque non faccia parte dello stesso schieramento. È contro questo autentico razzismo politico che poi alla fine la gente, anche se delusa o scoraggiata della propria parte, sceglie di andare a votare e di segnare la sua croce sul centrodestra. È a questa continua e ostentata tracotanza che gli italiani si ribellano votando ogni volta per il Cavaliere e i suoi alleati, anche se non tutto quello che fanno o dicono li convince. È per non darla vinta a Luttazzi, Travaglio, Santoro, Colombo, Lerner, Maltese e altri tristi comici che al dunque gli elettori decidono di dedicare mezz’ora della domenica o del lunedì e vanno a votare Lega o PdL. Non per fare un favore al Cavaliere si recano alle urne, ma per evitare di farlo alla sinistra. Un ottimo motivo. maurizio.belpietro@libero-news.it

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