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Elena Mearini: "La poesia non deve stare in gabbia". Ecco che cos'è e da cosa nasce PAP, la Piccola Accademia di Poesia di Milano

Lorenzo Pugnaloni
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Elena Mearini è una poetessa, scrittrice e docente italiana. Ha pubblicato ben 8 romanzi e 4 raccolte di poesia, ma la sua scrittura, come ben ci rivela, è sempre in divenire e in continua evoluzione. Elena è la fondatrice e docente di “PAP”, acronimo di “Piccola Accademia di Poesia” in cui si può scoprire e mettere a punto una cifra poetica personale. E non solo, l’accademia ospita anche progetti dedicati alla letteratura, alla narrativa e alle arti che dialogano con il mondo della poesia. Elena e il suo team di professionisti del settore, con la Piccola Accademia di Poesia offrono metodi didattici innovativi e interdisciplinari: un luogo unico in cui lasciarsi invadere dalle voci dei più grandi poeti di ieri e oggi, e mettere alla prova la propria. Confronto, condivisione ma anche studio, 3 ingredienti fondamentali per chi vuole tuffarsi in questa magnifica esperienza. Di seguito l’intervista della Mearini che rilascia a noi di LiberoQuotidiano.it 


Quali sono state le sue tappe lavorative fondamentali per arrivare ad aprire una vera e propria accademia della poesia nel 2020? 
«Sono ormai 15 anni che lavoro con la scrittura, è sempre stata una passione da quando ero ragazzina, per cui stabilire una data con l’incontro della parola è un po' difficile. Quando sei nella piena adolescenza, incominci a capire e a cercare un senso tra le cose: io mi sono avvicinata alla lettura. Ho avuto un percorso nel mondo del teatro, ho pubblicato il primo romanzo a trent’anni e da lì non mi sono fermata. Ho lavorato molto con la narrativa e la poetica, la quale è entrata nelle mie opere di narrativa proprio come stile; ho pubblicato 8 romanzi, 5 raccolte di poesie in questi anni e ho lavorato in carcere con i detenuti, con cui ho utilizzato ‘la parola’ come strumento di indagine e di scoperta delle varie letture sulla realtà. Successivamente ho iniziato anche un percorso di laboratorio poetico con gruppi di persone che, devo dire, mi hanno incoraggiata a continuare questa strada di divulgazione della parola; il fatto di partire da piccoli laboratori di poesia e vedere sempre più persone che chiedevano di continuare ad approfondire il tema, mi hanno spinta a creare una struttura più delineata com’è oggi la Piccola Accademia di Poesia con dei collaboratori e delle persone che lavorano attorno. L’idea non è solo quella di divulgare la parola dei grandi autori, ma anche di allenare le persone allo sguardo che la poesia richiede, ovvero quello che è più vigile e attento alle cose, quello più desideroso di creare relazioni tra le cose, disegnando così dei mondi alternativi fondati principalmente sulla bellezza. Quindi, sicuramente il riassunto delle tappe inizia dalla pubblicazione dei primi romanzi, a quella delle prime raccolte poetiche, poi insegnando in luoghi di margine (come le carceri o luoghi di riabilitazione psichiatrica) ho appreso nuovi metodi ovvero quello dell’ascolto, del confronto e dell’attenzione di tutto ciò che si ha in mano. La poesia non può prescindere da questo».
Entrando un po' più nel merito, che cosa vuole trasmettere questo insieme di corsi agli alunni che si iscrivono a PAP? 
«In maniera molto sintetica e chiara, la mia accademia mira a divulgare la poesia autentica dei grandi autori, ci concentriamo molto su quella del Novecento, sugli italiani, russi, perché come partenza credo che sia fondamentale conoscere i poeti della nostra terra; poi chiaramente anche la grande poesia sudamericana, inglese, francese, per uscire dai nostri confini. Forniamo degli strumenti sia teorici che tecnici per affrontare la parola “poetica” con una maggiore consapevolezza e aiutare in questo senso i partecipanti a mettere a fuoco e scoprire una propria voce, cioè il respiro, il ritmo, la musica che più coincide con il proprio essere, dentro ognuno di noi è presente una musicalità che a volte la possiamo capire e cogliere quando parliamo, raccontiamo o descriviamo: noi aiutiamo a scoprirla attraverso la poesia. Inoltre, PAP è un luogo di incontro e confronto di idee, di condivisioni, di dubbi, è un luogo di scambio di riflessioni che poi cerchiamo di convogliare nella scrittura poetica. Diventa, quindi, proprio un luogo di raccolta di racconto di sé, sulle proprie idee sui temi dell’esistenza, dai più grandi ai più piccoli».
Come funzionano i corsi? Lei lavora anche con dei collaboratori, perciò penso sia anche importante unire le forze. 
«Il metodo che utilizziamo è suddiviso in tre parti fondamentali che si fertilizzano tra di loro: il primo, di cui mi occupo io, riguarda la divulgazione della parola poetica e raccontare la poetica dei grandi autori, capire quali sono i temi principali che caratterizzano le loro opere, far fare agli allievi delle esercitazioni pratiche in classe e ai quali diamo una risposta immediata; poi loro continuano a casa, ma c’è una verifica immediata per capire se le cose dette a voce vengono o meno assimilate e assorbite. Poi, c’è la parte più tecnica, la metrica, che è portata avanti da Marco Saya, editore di poesie oltre che poeta stesso. Lo studio della metrica serve per lavorare sul ritmo e la musicalità, per far suonare al meglio la parola. Angelo De Stefano, filosofo e poeta, lavora invece sulla relazione tra poesia e pensiero. Crediamo infatti che questi non debbano andare in maniera slegata, ma procedere insieme e confrontarsi, uno di fronte all’altro. Il nostro “pensare insieme” ci aiuta ad avere una visione del mondo e della poesia più ampia: pensiero e poesia devono intrecciarsi ed ecco che la filosofia ci aiuta a leggere la poesia, la interpreta e permette di allargare la mente e riflettere sui grandi temi dell’esistenza. La Poesia è ovunque intorno a noi, nelle cose che tutti i giorni osserviamo e che ci portano a creare continuamente un senso, per poi fondarlo e rifondarlo per non cadere nel vuoto; è importante l’idea che possiamo incontrare la poesia allenando lo sguardo poetico: questa è la mentalità e il metodo in PAP». 
A volte si tende, sia per la prosa che la poesia, far un paragone “generazionale” tra il passato e il presente. Secondo il suo punto di vista com’è cambiato il mondo editoriale con i social e la continua rivoluzione tecnologica? 
«Qui bisogna partire dal discorso che la poesia, a differenza della narrativa, ha una forma più breve ed è in qualche modo più intuitiva. La poesia si è avvicinata alla forma con cui oggi noi comunichiamo (i social, la messaggistica ecc…). Ovviamente bisogna stare attenti, il bel pensiero non è poesia; quindi, con i social si sono creati due filoni: uno positivo e uno a cui fare attenzione. Quello positivo è quello a cui si sono avvicinate la maggior parte delle persone, anche a chi magari non è mai stato un frequentatore assiduo della poesia. Nella brevità le persone hanno trovato delle visioni alternative del mondo che hanno sentito essere vicine a loro e di cui avevano bisogno. La poesia è stata ed è una lingua che sta accomunando sempre più persone e questa è una grandissima cosa. Dall’altro lato, dobbiamo stare sempre attenti a distinguere ciò che è il bel pensiero dalla poesia, la quale richiede comunque uno studio e un’applicazione, degli strumenti per poter creare un testo poetico che abbia una sua organicità, armonia, melodia, richiede un suono, oltre ovviamente al senso e all’aspetto semantico del testo. Quindi, direi che i social hanno sicuramente liberato la poesia da quella gabbia dorata in cui era stata rinchiusa, ma la poesia non deve stare in gabbia, deve andare e speriamo che questo processo continui nella maniera più saggia possibile. Il linguaggio poetico è la massima liberalizzazione della lingua, questo è estremamente rivoluzionario, proprio perché libera».
Al giorno d’oggi non è sempre facile per un poeta emergente farsi spazio e posizionarsi un po' in questo mondo, c’è un cammino ben preciso o un consiglio che vuole dare? 
«Intanto conoscere gli strumenti che servono per avvicinarsi alla poesia in maniera consapevole, quindi la preparazione sia dal punto di vista teorico conoscendo i grandi autori, sia dal punto di vista tecnico; è importante mettersi a studiare la metrica, anche per tradirla e dire “no, io vado con un verso libero”. Studiare la metrica è come il musicista che impara a leggere le note e poi si lascia trasportare dall’intuizione di una melodia, ma sa leggere e governare le note. Quindi, sicuramente uno studio teorico e tecnico; quello che facciamo all’interno di PAP. Inoltre ospitiamo personalità e dei professionisti che ruotano attorno al mondo poetico, con cui gli iscritti hanno la possibilità di confrontarsi, una diversificazione delle idee sulla poesia, e possono farsi conoscere da diverse figure importanti nel panorama artistico culturale. In più quello che facciamo per poter instradare le persone che vogliono avventurarsi in una pubblicazione, a seconda della voce che i nostri alunni hanno, è quello di indirizzare e consigliare una casa editrice al posto di un’altra. Anche lì si sa che ogni voce deve trovare una propria “casa”, c’è chi ha un linguaggio più sperimentale e chi più classico, l’obiettivo è cercare di mettere a fuoco questo per poterli accompagnare in un percorso più professionale». 
Chi volesse scegliere come trampolino di lancio per questo settore PAP, come potrebbe acquistare il corso? 
«Possono contattarci direttamente e ovunque: sulla pagina facebook, alla nostra mail diretta [email protected] oppure sul nostro nuovo e-commerce www.piccolaaccademiadipoesia.com in cui è possibile approfondire la nostra realtà, i nostri progetti e acquistare direttamente i corsi. Per chi vuole richiedere ulteriori informazioni può farlo anche attraverso il modulo contatti o prenotando un colloquio gratuito con me.
Siamo presenti, esaustivi e veloci nelle risposte e perciò diventa anche più semplice il processo».
Parlando di libri, lei ne ha scritti molti. Da cosa prende l’ispirazione? Ce ne saranno altri in futuro? 
«Quest’anno è uscito il mio romanzo, che è stato pubblicato a febbraio, “Corpo a corpo” e ad inizio anno prossimo uscirà una raccolta di poesie, ma sto già lavorando a quello successivo. Quindi sì, sicuramente usciranno altre cose, è tutto in divenire, anche perché, quando si incontra la parola è difficile separarsi; penso sia impossibile, magari uno può separarsi dall’idea di pubblicare per diverse ragioni, ma l’idea di frequentare la parola credo che sia assolutamente impossibile. L'ispirazione la colgo dalle cose in luce e in ombra che mi circondano, da quello che mi accade, da ciò che ascolto, da pezzi e stralci di vissuti che mi vengono raccontati. Il reale è un deposito di strumenti per creare e ricreare mondi, poi certamente ho delle letture di riferimento e gli autori che più amo. Quindi sicuramente sono più improntata sulle letture del Novecento che su quelle contemporanee, per la poesia sono più aperta a vedere quello che di nuovo nasce, con dei capisaldi che restano per ognuno i grandissimi poeti, dei giganti».

di Lorenzo Pugnaloni

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