L'associazione "La Memoria Viva" e gli orfani di Kharkiv in Italia, così provano a dimenticare la guerra
a cura di Claudia Conte
Le guerre portano conseguenze devastanti, soprattutto sui bambini, che vanno ben oltre i danni evidenti. Ferite fisiche, profonde cicatrici emotive, psicologiche e sociali. In Ucraina molti di loro sono rimasti senza mamma e papà. E sono loro che affollano i 663 orfanotrofi del Paese, a cui si aggiungono 150.000 bambini (ma i numeri potrebbero essere decisamene più drammatici) letteralmente deportati in Russia. Per questo, abbiamo l’obbligo di non dimenticarli mai. Oggi - insieme all’associazione La Memoria Viva – siamo riusciti a portare in Italia un gruppo di ospiti davvero “speciali”: gli orfani di Kharkiv, vittime innocenti della guerra in Ucraina. Bambine e bambini che hanno affrontato le durezze del conflitto con la Russia saranno così da oggi i protagonisti della nuova missione umanitaria che, a quasi due anni esatti da quel terribile 24 febbraio 2022, li accompagna in visita nel nostro Paese per provare a dimenticare - anche se per pochi giorni – dolori e difficoltà.
I bambini saranno infatti presenti dall’8 al 13 febbraio a Ivrea per partecipare allo storico Carnevale della città piemontese, per poi successivamente essere ospiti a Firenze dove saranno accolti dal Primo cittadino, Dario Nardella, cicerone d’eccezione per la visita a Palazzo Vecchio, mentre dal 20 al 25 febbraio saranno in Versilia per il Carnevale di Viareggio. Faremo di tutto per regalare loro ricordi diversi dalla tragedia che hanno vissuto, fotografie di sorrisi, gioia, di normalità vera. Senza dimenticare che organizzeremo anche in questa occasione della raccolta di beni che sono necessari alla sopravvivenza in Ucraina.
L’arrivo di questi piccoli angeli in Italia dimostra anche – a mio avviso - quanto il nostro Paese, unendosi e non dividendosi, abbia un cuore davvero grande. Per fortuna, le iniziative di accoglienza non si limitano solo al livello governativo, come è accaduto con i bambini palestinesi grazie al meritevole corridoio umanitario organizzato dal nostro Governo, ma coinvolgono anche numerose organizzazioni no profit, comunità locali e singoli cittadini che si mobilitano per offrire supporto e assistenza. Abbiamo mostrato in tante occasioni una straordinaria capacità di tendere una mano amica a coloro che ne hanno bisogno.
Nei mesi scorsi, siamo stati in Ucraina per delle consegne presso l'orfanotrofio di Mariupol di beni di prima necessità, cibo, giochi, abbigliamento pesante, medicinali. Sempre a Kharkiv a dicembre è stato aperto un ufficio postale di Babbo Natale per i piccoli. Oggi, l’arrivo in Italia. Ringrazio chi ci sostiene, chi si impegna per rendere reale tutto questo, non solo l’Associazione, ma anche le istituzioni, i Comuni, i sindaci, le Regioni, e soprattutto la gente comune che offre sostegno e dimostrazione di una umanità che a volte sembra perduta. Queste missioni dimostrano come un piccolo contributo può fare la differenza. La solidarietà è un valore fondamentale che continua a definire l'identità e il carattere del popolo italiano, e che continua a ispirare speranza e fiducia nel futuro.
Dobbiamo esserne tutti orgogliosi. Ma è giunto anche il momento di dire basta. Basta alla politica dell'aggressione, basta alla ricerca del potere a spese della vita umana. È ora di abbracciare la via del dialogo, della diplomazia. È tempo di investire nelle relazioni pacifiche, nel rispetto dei diritti umani e nella costruzione di società basate sulla giustizia e sull'uguaglianza. I costi umani sono immensi: vite spezzate, famiglie distrutte, intere comunità devastate. I bambini, in particolare, pagano il prezzo più alto, con le loro innocenti esistenze segnate per sempre. Questi bambini rischiano di crescere con un profondo risentimento verso coloro che considerano responsabili delle loro sofferenze, che siano ucraini, palestinesi, israeliani. Questo ciclo di odio può perpetuarsi attraverso le generazioni, alimentando tensioni e ulteriori conflitti. Dobbiamo quindi smettere di considerare le guerre come inevitabili e cominciare a vedere la pace come un obiettivo condiviso, un impegno morale e umanitario che ci interpella tutti.