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Rauti contro Orsini: "Uso delle parole funanbolico"

Orsini

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"Nella stagione dei conflitti ibridi la “disinformazia” e le fake news viaggiano facilmente quando non diventano strumento di manipolazione. È di questi giorni la  pretestuosa polemica scatenata   dal professor Alessandro Orsini che, come un “Houdini della verità”, insiste nel sostenere le sue fantasie come se fossero fatti reali e concreti.
Il Professor Orsini, forse in cerca di visibilità, prima dice una cosa, poi un pochino si scusa, poi si contraddice. Ma andiamo per ordine. Orsini ha sostenuto che sono presenti, ancora oggi, soldati italiani a Costanza, in Romania. Smentito dalla Difesa nei fatti: il contingente dell’Aeronautica, nell’ambito della Task Force Gladiator, ha lasciato il campo il 31 luglio 2023, ha ammesso di aver sbagliato, ma l'errore macroscopico  sarebbe - secondo lui - la riprova delle sue teorie, infondate e strampalate. I soldati, in Romania, “c’erano”, quindi hanno rappresentato “un pericolo”, testuale . 
Quindi, Orsini usa le parole in modo funambolico: "se la Russia prendesse Odessa, i soldati italiani verrebbero inviati in Romania". Un periodo ipotetico del terzo tipo, quello dell’irrealtà, che per Orsini si chiama, pomposamente ed impropriamente “scenario geopolitico”. 
La verità è che l'Italia difende il diritto internazionale e la sovranità dell'Ucraina. Non è il Ministro Crosetto a scegliere le parti in guerra. L'Italia ha il dovere di difendere la libertà e la democrazia del popolo ucraino.
Orsini invece vuole non la pace ma la resa incondizionata delle vittime dell’invasione anche a costo di  calpestare il diritto all’auto determinazione ed il diritto internazionale. Per lui, l'importante è "spegnere il conflitto", anche se questo significa premiare l'aggressore e condannare la vittima. Per Orsini, secondo cui l’Ucraina “ha perso la guerra”, l’invio delle armi ad essa “è un fallimento”, “l’Italia rischia la guerra con la Russia” e “l’Europa una catastrofe nucleare”, vale probabilmente il vecchio adagio dei finti pacifisti dei tempi della Guerra Fredda, “meglio rossi che morti”. 
Peccato che, se in passato tante Nazioni democratiche avessero ignorato le violazioni del diritto internazionale, oggi non vivremmo in un'Europa libera grazie a chi ha difeso la libertà anche contro le fake news dei totalitarismi".

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