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"La razza nemica", alla fondazione museo della Shoah una mostra sulla propaganda antisemita

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La Fondazione Museo della Shoah presenta la mostra itinerante "LA RAZZA NEMICA. La propaganda antisemita nazista e fascista” che si terrà il 9 aprile 2024 alle ore 18:00 alla Casina dei Vallati. Per l’occasione si svolgerà un incontro di approfondimento introdotto da Claudia Conte, giornalista e attivista per i diritti umani, con i saluti istituzionali di Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah, e di Antonella Di Castro, Vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma.

Il curatore della mostra, Marcello Pezzetti dialogherà quindi con Milena Santerini, Docente di Pedagogia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Vicepresidente Memoriale della Shoah e la giornalista Francesca Nocerino. La mostra è la versione itinerante della versione originale inaugurata nel 2017 a Roma.

Il percorso espositivo si snoda su un duplice piano narrativo: da una parte viene offerto uno sguardo sull’evoluzione dell’antisemitismo in Europa all’inizio del ‘900, in particolare sulla fase finale caratterizzata da motivazioni genetiche e biologiche e non più solo teologiche, socio-economiche e culturali e, dall’altra, viene raccontato il ruolo della propaganda nazista e fascista che ha caratterizzato la cosiddetta società di massa, grazie alla nascita e alla diffusione di “nuovi” media come la radio, il cinema e successivamente la televisione. La mostra approfondisce il tema della propaganda antiebraica, mettendo a confronto le due diverse connotazioni che si svilupparono nella Germania nazista e nell’Italia fascista, evidenziandone le differenze, ma anche le analogie e i legami, come nel caso del materiale prodotto dalla storica rivista tedesca Der Stürmer, fondata da Julius Streicher a Norimberga nel 1923, messo a confronto con quello della rivista italiana La Difesa della Razza, pubblicata nel 1938 dalla casa editrice Tumminelli di Roma e diretta da Telesio Interlandi.

L’esposizione si conclude mettendo in rilievo le conseguenze che la propaganda ha avuto sulla sorte degli ebrei d’Europa: dalle misure persecutorie – soprattutto con l’emanazione delle Leggi di Norimberga (1935) – all’l’istituzione dei ghetti, che sancirono l’isolamento degli ebrei dal resto della popolazione,  dalle deportazioni allo sterminio fisico nei campi di morte.

“Il nuovo antisemitismo, quello di oggi, preoccupa quanto quello del passato. Esplicito, violento, sottile e insidioso, che si diffonde come un veleno in numerosi contesti. Le discriminazioni si manifestano anche nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università con un ostracismo sociale e insulti continui anche sul web. Questo nuovo antisemitismo rappresenta una grave minaccia ai valori di tolleranza e pluralismo, che da sempre la Fondazione promuove.” – Claudia Conte, giornalista e attivista per i diritti umani.

“L’idea di riproporre una mostra, realizzata dalla Fondazione nel 2017, trae origine dall’intuizione e dalla perseveranza delle nostre Guide Volontarie, costantemente impegnate non solo nella trasmissione di nozioni storiche, ma anche e soprattutto nella empatia con il Pubblico. In un periodo segnato da numerose tensioni e minacce di violenza, la crescente richiesta di informazioni sulla genesi della propaganda antisemita non poteva restare inascoltata. Diventa quindi cruciale diffondere consapevolezza storica sulle peculiarità delle manifestazioni di odio e intolleranza per comprendere i germogli dell’antisemitismo, sparsi ormai di nuovo nei contesti più disparati, e saperli contrastare.” – Mario Venezia, Presidente Fondazione Museo della Shoah

“L’esposizione intitolata “La razza nemica. La propaganda nazista e fascista” – afferma il curatore Marcello Pezzetti – è stata ideata e realizzata con un chiaro obiettivo: quello di far conoscere al grande pubblico le origini, la messa in atto e le conseguenze della propaganda antisemita nazista, messa a confronto con quella fascista. Ora, questa stereotipizzazione “biologica” dell’ebreo in senso negativo, come un pericoloso nemico del quale diffidare, anzi, da combattere, non è morta dopo la fine del periodo della Shoah, ma è rimasta latente nel profondo della coscienza di una fetta non certo trascurabile della popolazione europea, e non solo.”
 

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