PIERFRANCESCO FAVINO TORNA PROTAGONISTA AL LIDO

di Annamaria Piacentinisabato 30 agosto 2025
PIERFRANCESCO FAVINO TORNA PROTAGONISTA AL LIDO

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Se in un film inserisci come protagonista un attore come Pierfrancesco Favino, comunque vada, sarà un successo. Lui è uno che ha studiato recitazione e ha fatto tanti sacrifici per guadagnarsi il titolo di uno dei più grandi attori anche a livello internazionale.E senza il potere dei calci lì, dove non batte il sole. Ennesima prova ne “Il Maestro”, il film presentato oggi in Mostra per la regia di Andrea Di Stefano. Noi il film lo abbiamo visto, c'è poca critica da fare, ma molto da elogiare. Ed è per questo che ci chiediamo: perchè Fuori Concorso? E' stata una scelta loro o della giuria? Vorrei che qualcuno lo spiegasse. Intanto torno al film: la storia è un viaggio dentro il dolore e la bellezza della crescita. Favino interpreta Raul Gatti un ex giocatore diventato Maestro di tennis con  l'unico trofeo ottenuto  per un ottavo di finale conquistato tanti anni prima. Il suo lavoro prosegue sui campi da tennis allenando ,tra tornei minori e partite molto improbabili, alcuni giovani, fino all'incontro con Felice (Tiziano Menichelli) , un juniores che il padre vuole campione a tutti i costi. Viene assunto e prosegue il suo viaggio con Felice, tra tonfi e vittorie mai ottenute.Raul Gatti ciò che insegna davvero a quel ragazzo è che nella vita  l'imperfezione non è un danno, mentre l'amicizia e i legami umani sono i sentimenti che contano più di tutto. Il film assolutamente da vedere è in parte autobiografico: “Come tennista giocavo in attacco, spiega Di Stefano,”anche se potrei sembrare uno da fondo,un “pallottaro”. Poi, tornando al film aggiunge:” due sconfitti possono fare una vittoria, perchè la vita è anche altro”.

Favino, anche lei ha avuto dei Maestri?

“Sì, ne ho avuti tanti, ma ne ricordo uno in particolare, si chiamava Stefano Valentini un insegnate di danza. Ma lui non ti insegnava la danza, ma a trovare la musica dentro di te”

Sul piano umano che tipo di rapporto c'è tra lei e il regista?

“C'è il desiderio di mettersi in gioco. Credo che questo sia il  mio primo personaggio sconfitto ,ma capace di  tirare fuori dei passaggi  che mi assomigliano.”

Per esempio?

“Guardarsi e chiedersi dove stiamo andando?  Con Andrea abbiamo parlato di tremila film che non faremo mai, ma l'attenzione al tennis c'è. Come c'è il rispetto nell'amicizia”.

A lei  piace il tennis?

“Sì, molto, ma è un amore non corrisposto. Chi farebbe un tennista non lo so, ma scordatevi che sia io !”

 Cosa ne pensa dei festival?

“Li considero momenti di riflessione. Lo scorso anno a Cannes c'era già un conflitto in corso, e sono  convinto che i film si fanno anche per parlare alle persone. La forza di questa storia è di mostrare che si può stare al mondo anche se non vinci. Non bisogna essere sempre un personaggio di successo per poter esistere. Insomma: non devi essere per forza il numero uno”.