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Funivia Stresa Mottarone, "Nerini e Perocchio tornino in cella": dopo la cacciata della gip, la pm invoca il carcere

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Pure su una vicenda molto delicata come quella della funivia del Mottarone, costata la vita a quattordici persone, la giustizia italiana riesce a dare una pessima prova di sé. Essere garantisti in questo Paese si paga a caro prezzo: con una mossa a sorpresa il presidente del tribunale di Verbania, Luigi Maria Montefusco, ha tolto il fascicolo a Donatella Banci Buonamici e lo ha riassegnato a Elena Ceriotti. 

 

 

La decisione è motivata nel seguente modo: la Banci Buonamici, che è presidente di sezione e coordinatrice dell'area penale, si era occupata del fermo dei tre indagati in quanto esercitava le funzioni di 'supplente' lo scorso 26 maggio, sostituendo proprio la Ceriotti che era stata esonerata per smaltire il carico di lavoro arretrato. Guarda caso non vale la norma secondo cui la competenza resta del primo gip che ha adottato un atto del procedimento anche per tutti gli atti successivi: la "colpa" non dichiarata della Banci Buonamici è di aver giustamente ritenuto che non ci fossero sufficienti elementi indiziari nei confronti di Luigi Nerini e Enrico Perocchio, rimessi in libertà. 

 

 

Mentre il reo confesso Gabriele Tadini era stato messo ai domiciliari, non essendoci pericolo di fuga nel suo caso. Ovviamente non appena il fascicolo è stato assegnato alla Ceriotti, il procuratore capo di Verbania, Olimpia Bossi, è tornata all'attacco e ha chiesto l'annullamento dell'ordinanza di rigetto nei confronti di Nerini e Perocchio. Ed ecco che il tintinnio delle manette è subito tornato a suonare anche nel caso della funivia del Mottarone. 

 

 

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