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Nicola Zingaretti, il verbale nascosto: finanziamenti e lobby, ecco le rivelazioni di Amara "censurate"

Filippo Facci
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Spuntano i verbali di due interrogatori di Piero Amara resi alla procura di Perugia (inediti) diversi da quelli pubblicati selettivamente dal Fatto Quotidiano nel settembre 2021, dopo averli tenuti per quasi un anno in frigorifero: e sono appunto verbali integrali, non selezionati col bisturi né in testo «word» come quelli diffusi dai magistrati Paolo Storari e Piercamillo Davigo. Sono rispettivamente del 26 ottobre 2020 e del 4 febbraio 2021. In essi, tra l'altro, Piero Amara chiama in causa il segretario diessino Luca Zingaretti e dice che fu finanziato dall'imprenditore Fabrizio Centofanti, il quale avrebbe pagato le vacanza ai magistrati Sebastiano Ardita e Alessandro Centonze. Le repliche dei citati saranno ovviamente benvenute, considerando che qualcuno si era già ritenuto danneggiato dai verbali precedenti (quelli del Fatto) e che Ardita, da consigliere del Csm, si è già costituito parte civile nel complicato intreccio di processi che si sono mossi tra Milano, Brescia, Perugia e Roma.

 

Il primo verbale è del 26 ottobre 2020 nell'ufficio del procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone, e sono presenti, tra altri pm, anche i procuratori Laura Pedio e Paolo Storari in trasferta da Milano. Piero Amara, dopo aver citato alcune sue conoscenze con vari magistrati («Cardaci, Ferrara, D'Agata, Ardita, Centonze, Gennaro, Giordano e altri ancora») risponde a una domanda sui suoi rapporti in particolare con Sebastiano Ardita: «All'epoca», risponde Amara, «avevo molta confidenza con lui. In quel periodo lavorava a Catania e poi si trasferì credo a Bologna. Posso dire che, su indicazioni di Tinebra, ho pagato delle vacanze ad Ardita e a Centonze».

«PABLO ESCOBAR»
Gianni Tinebra, morto nel 2017, è stato a capo della procura di Caltanissetta e Amara l'aveva già descritto come una sorta di reggifila della presunta loggia segreta Ungheria. Alessandro Centonze era un sostituto procuratore di Catania. «Si trattava di due abitazioni fittate presso il lido San Lorenzo, in Pachino, località Marzamemi, che è di proprietà del geometra Frontino, che è il padre della compagna di Calafiore». L'avvocato Salvatore Calafiore è un inseparabile e baffuto compare di Piero Amara: nelle loro chat riservate, Amara si faceva chiamare «Peter Pan» e Calafiore «Pablo Escobar».

Prosegue Amara nel verbale, a proposito dei due magistrati: «L'affitto era di 3.500 euro per ciascuna abitazione. La vacanza di cui ho parlato è avvenuta in estate tra il 2007 ed il 2008. Centonze emise un assegno di 1.000 euro per dimostrare di aver pagato. L'assegno mi venne consegnato da Centonze e io lo consegnai a Frontino. Ardita non corrispose nulla. Io pagai il soggiorno in contanti». Poi, nell'interrogatorio, chiedono ad Amara se considera l'imprenditore Fabrizio Centofanti un lobbista.

Centofanti, ricordiamo, è l'ex responsabile delle relazioni istituzionali della società Acqua Marcia che aveva confermato (vedi Libero del 31 marzo) quanto aveva già detto Amara circa un incarico da 400mila euro corrisposto a reg Giuseppe Conte nelle vesti di avvocato amministrativista. Un lobbista, dunque? «Certamente per Acquamarcia. Poi, a mio avviso, l'attività di relazioni istituzionali le ha coltivate tramite la Cosmec».

La Cosmec è una società di Centofanti che organizzava convegni di magistrati e con la quale collaborava anche Giuseppe Conte in «un rapporto di stima e cordialità, tanto che ci affidò l'organizzazione di alcuni convegni», dirà l'imprenditore in un interrogatorio del 30 marzo 2021).

 

Ma non è finita. «So anche che c'è un rapporto molto stretto tra Nicola Zingaretti e Centofanti», dice ora Amara, «per avermelo detto quest' ultimo. Giuseppe Calafiore mi ha detto che Centofanti avrebbe finanziato la campagna elettorale di Zingaretti... Ricordo che in occasione della prima candidatura di Zingaretti venne organizzata una cena a casa di un avvocato amministrativista che era avvocato di Acquamarcia; il servizio di ristorazione venne organizzato o gestito da Fabrizio Centofanti». Chiedono ad Amara se lui fosse presente: «Ero presente. Ricordo che a questa cena era presente anche il dottor Raffaele Squitieri». Che è l'ex presidente aggiunto della Corte dei Conti, in carica sino al 2016. Chi era l'avvocato amministrativista (di Acqua Marcia) a casa del - - quale Zingaretti presentò la sua candidatura? Amara non lo dice, come visto, ma potrebbe trattarsi di uno tra Guido Alpa e Giuseppe Conte.

Poi c'è il secondo verbale relativo a un secondo interrogatorio di Piero Amara del 4 febbraio 2021, sempre a Perugia, davanti ai pubblici ministeri Gemma Miliani e Mario Formisano. Qui l'indagato parla anzitutto dell'ex pm romano Stefano Rocco Fava, con il quale aveva però il dente avvelenato perché era stato forse il solo magistrato che non gli aveva creduto sin dal principio. e che infatti lo voleva arrestare. «Evidenzio che Fava», dice Amara, «ha riferito a Luca Palamara che Pignatone non mi avrebbe fatto arrestare in virtù dei rapporti che, secondo lui, avevo avuto con il fratello». È una storia intricatissima in cui non ci addentriamo.

Giuseppe Pignatone, ex procuratore Capo a Roma, ha un fratello che si chiama Roberto e che dal 2014 al 2016 era stato consulente di Ezio Bigotti, coinvolto in un'indagine nella Capitale sulla quale, secondo l'accusa, il procuratore Pignatone attardò ad astenersi. Neanche ai magistrati di Perugia pare interessare, tanto che passano alla domanda successiva: «Ci può spiegare come e perché finanziò Luca Lotti?». Qui invece, sul deputato vicino a Matteo Renzi, è Pietro Amara che per ora sorvola: «Preferisco parlarne in un prossimo interrogatorio».

AFFARI CON LA TOGA
I pm insistono e chiedono ad Amara se conosca l'avvocato Alberto Bianchi, già presidente dell'associazione Open di Matteo Renzi: «Preferisco anche in questo caso rinviare l'approfondimento dei miei rapporti con I' avvocato Bianchi a un prossimo interrogatorio».

È come se i pm non volessero cadere nelle trappole di Amara e viceversa, volontà fatta propria anche da chi, come Libero, pubblica ora questi verbali.
«Conosce la dottoressa Battagliese?» chiedono i pm ad Amara. «È un magistrato di Roma che si occupa di civile, credo di averla incontrata in due occasioni casuali con Fabrizio Centofanti. In un'occasione a Gaeta, in una seconda casualmente al ristorante Tullio a Roma». I pm chiedono se sapesse di rapporti comuni tra la Battagliese (Massimiliana, ndr) e Centofanti. 

«Non so nulla di preciso», risponde Amara, «ho desunto, dal modo in cui me l'ha presentata, che fossero amici». Forse i pm puntavano a un'altra faccenda che riguardò l'inchiesta sull'associazione Open di Matteo Renzi: risultò che la citata Cosmec di Centofanti aveva comprato un quadro per 312 mila euro e che un'informativa della Banca d'Italia aveva fatto sapere che 262mila di questi euro erano finiti nelle tasche del giudice Battagliese. Non avendo noi reperito alcun seguito di questa vicenda, sarà eventualmente benvenuta anche la sua smentita.

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