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Luca Palamara, bomba giudiziaria sul governo? "Un'indagine..."

Paolo Ferrari
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«Nulla di nuovo: si tratta di prese di posizione politiche già viste e raccontate nel libro Il Sistema in tutte le sue sfaccettature, anche se hanno fatto venire il mal di pancia a qualcuno». A dirlo è Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati e per anni ras indiscusso delle nomine "pilotate" al Csm.

Dottor Palamara, le correnti progressiste della magistratura attaccano il governo di centrodestra. Un dejà-vù?
«Assolutamente si. È insita in una parte della magistratura la volontà di scendere sul terreno della contrapposizione politica. Ci sono magistrati che vogliono dettare la linea sul presupposto che al governo non ci sia una compagine politica democraticamente eletta dai cittadini italiani ma, piuttosto, un nemico da combattere perché legato ad una idea di destra che mal si concilia con i dettami ed i principi che ancora oggi animano una parte della magistratura italiana».

Saranno allora i magistrati e non il Pd o il M5s a fare la vera opposizione a Giorgia Meloni?
«È già accaduto in passato e mi riferisco al governo Berlusconi del 2008 quando una maggioranza schiacciante del Paese scelse il centrodestra per governare il Paese. Il meccanismo più o meno è sempre lo stesso: parte un comunicato, si trova sponda in una parte dell'Anm e dell'oramai scaduto Csm, un giornale di riferimento la rilancia con enfasi intervistando un magistrato compiacente che si mostra preoccupato per le possibili limitazioni dell'agire della magistratura e si inizia a creare fibrillazione nei rapporti con il governo. Con la felicità della opposizione politica che in questo modo non deve nemmeno sporcarsi le mani. Quello che è cambiato dal 2008 è che il giochino però è stato oramai disvelato e all'interno della magistratura aumenta il numero di tanti magistrati che non sono più disposti a seguire gli ordini che vengono impartiti dalla attuale classe dirigente».

Secondo lei cosa dovrebbe fare il governo? Andare allo scontro, come accadde quando lei era presidente Anm, o cercare un accordo?
«Per esperienza in queste situazioni entrano in campo gli sherpa ed iniziano le mediazioni, i patteggiamenti e la volontà di evitare tensioni come, ad esempio, avvenuto nel caso del reato di rave party e delle recenti prese politiche sulla immigrazione. Tutto questo ovviamente crea uno sfondo sul quale poi si innestano i fascicoli che vengono aperti all'interno degli uffici di Procura».


Nei Palazzi romani gira voce che starebbe per spuntare una indagine a carico di un importante esponente del centrodestra. Anche questo sarebbe un dejà-vù.
«Compito della magistratura è quello di indagare nei confronti di tutti se sono stati commessi reati. Ma la realtà ci dice che così non sempre avviene e che le indagini della magistratura vengono strumentalizzate ad altri fini se riguardano determinati uomini politici da parte dei giornali di riferimento pronti a fare la gran cassa per abbattere questo o quel nemico politico. Ecco, io penso che questo network tra alcuni pubblici ministeri, polizia giudiziaria e giornalisti sia una piaga italiana che debba essere combattuta con riforme coraggiose come chiedono a gran voce tanti cittadini italiani che vogliono una magistratura autonoma ed indipendente non a parole ma nei fatti. Riforma coraggiosa presuppone una classe politica che non indietreggi per il timore di questa o quella inchiesta giudiziaria ma che in Parlamento, con i numeri, sappia portare avanti riforme di sistema. Ho girato l'Italia in lungo ed in largo nell'ultimo periodo: i cittadini chiedono processi che abbiano un inizio ed una fine, tempi certi e che i giudici vengano messi nelle condizioni di poter lavorare perché troppo spesso la mole di lavoro gli impedisce di leggere le carte e di emanare sentenze che non vengono in alcun modo comprese all'esterno».

Ultima domanda: esiste ancora "il Sistema" descritto da lei e dal direttore Alessandro Sallusti in un libro di successo?
«Il Sistema esiste ed inevitabilmente tende a proteggersi come hanno ben evidenziato recenti prese di posizione anche da parte di alcuni coraggiosi esponenti della magistratura associata che rivolgendosi agli attuali componenti del Csm hanno chiesto ragione della disparità di trattamento nella valutazione delle pratiche dei magistrati appartenenti alle correnti rispetto a coloro i quali da questo Sistema sono totalmente estranei». 

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