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Mario Oliverio, il vizio del pm: uno strano caso in Calabria

Paolo Ferrari
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«Rimango davvero incredulo e senza parole di fronte alle contestazioni mosse dalla Procura di Catanzaro nei miei confronti. Anche in questa occasione ho appreso dell’indagine su di me da alcuni giornali nazionali, prima ancora che mi venisse notificata, facendo passare, ancora una volta, che fossi sottoposto agli arresti per reati di mafia». A dirlo, in un lungo post su Facebook, è l’ex governatore della Calabria Mario Oliverio (Pd).

NUOVA INCHIESTA
Politico di lungo corso e per quattro volte parlamentare, Oliverio è finito martedì scorso nella maxi inchiesta contro l’ndrangheta della Procura di Catanzaro denominata “Glicine Acheronte” e che ha portato all’emissione di 43 misure cautelari (123 gli indagati) per reati che vanno dall’associazione a delinquere, alla corruzione, al falso. «A distanza di circa 4 anni, dopo i ripetuti coinvolgimenti in procedimenti giudiziari, confesso di non comprendere la ragione di tanto accanimento», prosegue Olivierio, riferendosi all’indagine “Lande desolate” del dicembre 2018. All’epoca era stato accusato di corruzione e abuso d’ufficio in relazione ad alcuni appalti per la realizzazione di opere pubbliche a Scalea, Lorica e Cosenza.

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri aveva chiesto per Oliverio gli arresti domiciliari, non accolti dal Gip e ridotti all’obbligo di dimora nel comune di San Giovanni in Fiore. Dopo tre mesi di confino, la Cassazione aveva annullato il provvedimento, imputando alla Procura di Catanzaro un “pregiudizio accusatorio”. Nonostante ciò, Gratteri aveva chiesto per lui una condanna a 4 anni e 8 mesi. Il gup, invece, a gennaio 2021 lo aveva assolto in quanto «il fatto non sussiste».

 

 

POLVERONI
Nel frattempo, però, la carriera politica dell’ex governatore era stata stroncata. Il Partito democratico, da sempre filo Procure, l’aveva scaricato dalla sera alla mattina senza neppure attendere la decisione del giudice. L’allora segretario dem Nicola Zingaretti gli aveva preferito l’imprenditore del tonno Pippo Callipo, senza alcuna esperienza politica, che perse rovinosamente contro la forzista Jole Santelli le elezioni regionali del 2020. «Ho dedicato la mia vita ed il mio impegno politico ed istituzionale nella lotta alla criminalità e per la affermazione della legalità e dei diritti», ha concluso Oliverio, «non permetterò a nessuno di infangare la mia storia. I polveroni non servono agli onesti né al prestigio ed alla credibilità della stessa magistratura il cui ruolo è insostituibile e prezioso». Per non farsi mancare nulla, a dicembre del 2019, sempre la procura di Catanzaro, lo aveva rinviato a giudizio con l’accusa di peculato per un finanziamento da 95mila destinato ad «attività di promozione turistica» nell’ambito del Festival dei due mondi di Spoleto che in realtà sarebbe servito per una «personale promozione politica». A novembre 2022, Oliverio era stato assolto, ancora una volta, perché «il fatto non sussiste».

 

 

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