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Dossieraggio, ecco perché il "Sistema" si muove sempre allo stesso modo

Luca Palamara

Paolo Ferrari
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Siamo alle solite. In Italia ci sono apparati dello Stato il cui operato sfugge alle regole e al controllo degli organi preposti. La pubblicazione di atti riservati circa i movimenti bancari relativi ai compensi percepiti negli scorsi anni da Leonardo da parte del ministro della Difesa Guido Crosetto, ad esempio, si inserisce perfettamente nel solco di questa tradizione consolidata. Nel libro Il Sistema, scritto da Alessandro Sallusti e Luca Palamara, coloro che si muovono nell’ombra con lo scopo di “eliminare” il politico scomodo, il magistrato non gradito, l’imprenditore estraneo a determinate logiche, vengono chiamati “cecchini”.

 

 

Il loro compito è strategico: scavare nel passato della persona e trovare il suo eventuale punto debole dove poi colpire con forza. Crosetto, a proposito della sua vicenda, era stato molto chiaro: «La pubblicazione degli attivi aveva lo scopo di mettere in crisi il neo governo di centro destra». «Considero gravissimo», aveva aggiunto, «che pezzi dello Stato possano aver lavorato deliberatamente per indebolire le istituzioni e perseguire interessi evidentemente opachi». E poi: perché la notizia è finita sui giornali proprio in questo momento? «La grave fuga di notizie, mentre l’indagine è ancora in corso, rischia di inficiare il grande lavoro fatto prima dalla procura di Roma e ora da quella di Perugia», aveva puntualizzato Crosetto, confidando che, «una volta tanto, la volontà di arrivare fino in fondo per fare chiarezza sia condivisa da tutti i livelli istituzionali e da tutte le forze politiche».

In attesa fiduciosa, come dice Crosetto, «degli accertamenti della magistratura su questa torbida vicenda», chi sono i cecchini pronti ad impallinare il governo? Sicuramente non pochi. Fratelli d’Italia, a differenza del Pd, non è nei gangli del potere. Molti apparati dello Stato rispondono ancora ad altri interlocutori che non sono quelli che compongono l’attuale maggioranza. Pur essendo stati i suoi i governi più longevi della Storia della Repubblica, neppure Silvio Berlusconi è riuscito mai ad averne il controllo pieno. La storia, comunque, è piena di vittime dei cecchini.

 

 

Matteo Renzi fra gli attuali politici è certamente che ha maggiormente provato sulla sua pelle cosa significa finire sotto il loro tiro. Una episodio fra tanti. Nel 2015 venne trasmesso alla Procura di Modena uno stralcio dell’indagine sul caso Cpl -Concordia, aperta a Napoli dal pm Henry John Woodcock, con l’informativa preparata dal Noe dei carabinieri. Nel fascicolo erano state inserite le conversazioni telefoniche captate l’anno prima tra il generale della guardia di finanza Michele Adinolfi e Matteo Renzi. L’11 gennaio del 2014 Adinolfi aveva chiamato Renzi per gli auguri di compleanno. Si trattava di intercettazioni che non avevano alcuna rilevanza penale ma che pubblicate integralmente sui giornali a luglio del 2015 stroncarono la carriera di Adinolfi impedendogli di diventare comandante generale della finanza. L’errore da non fare, dunque, è la sottovalutazione del cecchino del Sistema: non perdona e non ti offre una seconda possibilità. 

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