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Le sentenze? Sono incontestabili soltanto se contro i "fasci"

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Da sempre in Italia come in ogni nazione democratica, le sentenze fanno status, dopo il terzo grado di giudizio diventano definitive, ma sono sempre state tutte suscettibili di discussione e aperta contestazione. È avvenuto per le sentenze riguardanti il caso Moro, per quelle che hanno riguardato Sofri e Compagni per l’assassinio del commissario Calabresi, per molte di quelle su Mani Pulite, non parliamo poi di quelle che si sono occupate delle stragi di mafia: i sostenitori del teorema riguardante la trattativa Stato-mafia hanno attaccato con la bava alla bocca anche i deliberati della Cassazione. Invece adesso c’è una sentenza, quella riguardante la strage di Bologna, che è intoccabile da tutti i punti di vista: chi la contesta, chi mette in discussione la definizione di strage fascista è un negazionista, di fatto egli stesso un fascista, comunque un essere spregevole che fa da sponda ai Nar e alla P2. Eppure, fin dalle origini, quella sentenza fu contestata proprio da molti esponenti dell’estrema sinistra.

 


“RAPSODY REBIBBIA”
Mattia Feltri
, che è uno dei pochi autentici garantisti sul campo, perché lo è indipendentemente dalla posizione politica dell’inquisito, ha ricordato sull’argomento “un libricino” dal titolo “Rapsody Rebibbia” scritto da Paolo Echaurren, allora di Lotta Continua. A seguire nacque un comitato “E se fossero innocenti?” riguardanti appunto Fioravanti e la Mambro, di cui facevano parte, fra molti altri, Cavani, Chiaromonte, Salviati, Manconi, Curzi. Proprio in questi giorni, un giornalista del Manifesto, sempre molto impegnato su tutta la tematica riguardante le stragi, cioè Andrea Colombo, ha realizzato un’intervista dal titolo: “Io di sinistra difendo De Angelis. È vero, quel verdetto e tutto sbagliato”. «Secondo me, è il mio mio parere, e conosco la vicenda, la sentenza e la verità in questo caso non hanno niente a che vedere. Tutte le sentenze in questa storia sono profondamente sbagliate, dato che non si basano su una prova». Personalmente reputo convincenti i saggi dedicati all’argomento dal professor Salvatore Sechi, lunghi e argomentati, qui non sintetizzabili per ragioni di spazio.

 


Concludo con una riflessione sulle fasi storiche che non può non essere fatta visto il tema di cui si discute. A mio avviso esistono due fasi ben diverse: quella dal ’69 al ’74 e quella riguardante l’80. Nel ’69-’74 le avanzate proposte di riforma, alcune delle quali attuate (vedi la nazionalizzazione dell’energia elettrica) sostenute all’interno del centrosinistra dal Psi e da una parte della Dc, si sommarono col movimentismo spontaneo del ‘68, con le grandi lotte operaie del ‘69: di fronte a tutto ciò ci fu chi, a livello internazionale e nazionale, ebbe la preoccupazione che in Italia si stesse determinando una deriva incontrollabile del tutto spostata a sinistra. Di qui la sanguinosa strategia della tensione posta in essere da settori della Cia, da apparati dello Stato italiano come l’ufficio affari riservati del ministero dell’Interno, e come il ramo dei servizi guidato da Maletti (che nel merito dal Sudafrica dove si era rifugiato, ha svolto significative ricostruzioni), che usarono una manovalanza di estremisti fascisti e anche nazisti come Freda e Ventura che avevano rapporti anche con Ordine Nuovo di Rauti: la teoria di costoro era quella di “destabilizzare per ristabilizzare”, evidentemente su equilibri spostati al centro a destra.


Ma nell’80 cosa c’era in Italia da ristabilizzare? Nella Dc aveva prevalso Il preambolo, nel Psi Craxi, e conseguentemente si era ristabilita un’alleanza Dc-Psi e partiti laici. Invece il Mediterraneo era in subbuglio da Gheddafi alla dislocazione di Malta, alle varie fazioni palestinesi. Analisi di questo tipo sono state fatte da Cossiga, Zamberletti, Parisi e molti altri. Ciò non vuol dire che a loro voltai contestatori della sentenza abbiano la verità rivelata in tasca, ma che il dibattito anche su questa sentenza non può essere demonizzato. Una precisazione a scanso di equivoci: il sottoscritto ritiene che i fratelli Fioravanti e Mambro, come i brigatisti rossi, si sono resi responsabili di crimini esecrabili. Quello su cui vogliamo però insistere è la libertà di dibattito nei confronti di sentenze che ad alcuni appaiono fatte su misura per affermare una ricostruzione unilaterale del passato e che oggi vengono ribadite in modo apocalittico per evidenti ragioni politiche riguardanti l’equilibrio di governo che peraltro il sottoscritto non condivide ma per ragioni diverse da quelle sostenute in modo assolutamente dogmatico a La Repubblica, La Stampa, Domani e Il Fatto con annessa Schlein.

di Fabrizio Cicchitto
*Presidente Riformismo e Libertà

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