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Dossieraggio, la tecnica del silenzio a cui la destra deve reagire

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I lettori di Libero arrivano strapreparati all’evoluzione che qualcuno auspicherebbe per l’opaca vicenda del dossieraggio Striano. Da queste parti, avevamo previsto con largo anticipo le principali puntate della storia: dapprima, la scorsa primavera, c’era stato il tentativo di buttarla sulla “libertà di stampa” (come se chiedere a un sottufficiale della Finanza di accedere illegalmente a banche dati riservate fosse “giornalismo d’inchiesta”); poi, a ruota, altri provarono a puntare lo zoom su vicende laterali (un calciatore, un artista, il presidente della Fgci) come armi di distrazione di massa; e infine – per tutta l’estate – è stato alzato un muro di silenzio.

L’obiettivo di troppi è stato e continua a essere quello di staccare la spina. Operazione-bavaglio a cui (spiace constatarlo) ha inconsapevolmente partecipato lo stesso centrodestra politico e mediatico, che si fa regolarmente mettere sulla graticola perfino su vicende da Bagaglino (pensate alle contorsioni e agli attorcigliamenti dell’ineffabile signora Boccia da Pompei), e che però contemporaneamente – su un caso enorme di cui è vittima, roba da far impallidire il dossieraggio Sifar negli anni Sessanta – non sa né abbaiare né tantomeno mordere (...)

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