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Eredità Agnelli, gli Elkann sfidano loro madre in tribunale: il faccia a faccia

Giovanni M. Jacobazzi
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Rimpatriata di famiglia ieri in Svizzera per gli Elkann. Dopo annidi silenzio, interrotto solo da denunce ed esposti, John, Lapo e Ginevra si sono trovati faccia a faccia con la madre Margherita Agnelli. I quattro- come riportato da Milano Finanza - sono arrivati, scortati dai rispettivi avvocati, di buon mattino nella centralissima piazza del Bourg-de-Four di Ginevra dove ha sede il tribunale, proprio di fronte alla cattedrale di San Pietro. Il motivo della trasferta al palazzo di giustizia della città elvetica riguardava il “patto successorio”, firmato proprio in Svizzera oltre vent’anni fa, con cui Margherita aveva rinunciato alla sua quota di eredità del padre Gianni Agnelli in cambio di un forfait di circa un miliardo e trecento milioni di euro.

AZIENDE E PROPRIETÀ
Nel patto successorio, con cui i figli diventano di fatto gli unici eredi del nonno, vi erano anche le quote di “Dicembre”, la cassaforte del gruppo che permette il controllo della casa automobilistica torinese e che all’epoca Margherita insieme ai suoi consulenti, compreso il conte Serge de Pahlen, ex vicepresidente Fiat Russia, poi diventato suo marito e quindi licenziato proprio da John, consideravano - sbagliando- ormai prossima al fallimento. Margherita, va ricordato, ha sempre affermato in questi anni di essere stata tenuta all’oscuro, non solo della reale entità del patrimonio paterno, me degli effettivi valori economici del gruppo automobilistico, ora confluito in Stellantis. Nell’udienza di ieri, coperta dal massimo riserbo, a John dovrebbe essere stato affidato il compito di spiegare ai giudici le dinamiche della gestione dell'eredità dei nonni, della galassia societaria Exor, e della stessa Stellantis. La medesima testimonianza è attesa anche a Torino. Le risultanze del procedimento elvetico non potranno infatti non avere effetti sull’inchiesta che vede attualmente indagati nel capoluogo piemontese John, Lapo e Ginevra a proposito della residenza in Svizzera di nonna Marella Caracciolo, moglie dell’Avvocato.

Il procedimento penale riguarda due ipotesi di reato. La prima, nei confronti del presidente della Juventus Gianluca Ferrero e di John, attiene alla dichiarazione fraudolenta dei redditi di Marella per gli anni 2015-2019. La tesi è che vi sia stata una evasione dell’Irpef «tramite simulazione di residenza prevalente in Svizzera» della vedova dell’avvocato. La seconda ipotesi, estesa anche agli altri fratelli Elkann, si riferisce invece al fatto che alla morte di Marella l’imposta di successione non venne versata in Italia. A far partire l’inchiesta dei pm torinesi, come detto, era stata proprio Margherita con una delle sue innumerevoli denunce contro i figli di primo letto.

 

 

La donna, che dopo essersi separata dal giornalista Alain Elkann si era risposata con de Pahlen da cui ha avuto altri cinque figli, aveva segnalato agli inquirenti che alla morte della madre Marella non fosse stata pagata l’imposta di successione in Italia. Il pagamento dell’imposta, in misura ridotta, era avvenuto in Svizzera dove la vedova dell’Avvocato aveva la residenza. Il mancato versamento della tassa di successione, a seguito di calcoli effettuati sulla base delle dichiarazioni integrative dei redditi per il triennio 2019, 2020 e 2021, presentate da John che aveva effettuato il versamento in Svizzera, ammonterebbe a circa 40 milioni di euro.
I fratelli Elkann avevano anche presentato ricorso, respinto dal tribunale del riesame che aveva accolto in toto la tesi del procuratore aggiunto torinese Marco Gianoglio e dei pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti che da oltre un anno cercano di scoprire che fine abbia fatto l’intero patrimonio, con le relative rendite, riconducibile a Marella, deceduta nel 2019 a 92 anni. Per i magistrati, considerate le sue compromesse condizioni di salute, non c’erano mai stati dubbi sul fatto che la residenza elvetica di Marella fosse solo uno stratagemma per non pagare le tasse in Italia.

IL PARERE DEPOSITATO
Dal punto di vista strettamente procedurale, le difese degli Elkann hanno però già messo le mani avanti, depositando un articolato parere del professore Andrea Perini, docente di diritto penale commerciale all’Università di Torino, secondo il quale l'eventuale mancato pagamento della tassa di successione in Italia poteva al massimo essere considerato un banale illecito amministrativo e non certo un reato punito con il carcere. La materia, come è stato più volte ricordato, è quanto mai complessa e di difficile interpretazione. E, soprattutto, nessuno ad oggi è ancora in grado di quantificare l’esatta cifra dell’eredita dell’Avvocato.

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