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Borsellino: no, compagni, non è "vostro"

Il magistrato anti-mafia è un eroe di tutti ma era uomo di destra: non fatelo passare per grillino o progressista
di Alberto Busacca domenica 20 luglio 2025

3' di lettura

Chiariamolo subito: Paolo Borsellino non appartiene alla destra. È un eroe di tutti ed è sacrosanto che venga celebrato da tutti. Detto ciò, però, bisogna anche ricordare che Borsellino era un uomo di destra. Lo è sempre stato. Usarlo per attaccare la destra è quindi un’operazione “ardita”, oltre che scorretta innanzitutto verso il magistrato simbolo della lotta alla mafia. Va fatta, questa premessa, perché ieri era trentatreesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui morirono Borsellino e cinque agenti della sua scorta. E tanti politici hanno deciso di usare questa ricorrenza per prendersela, tanto per cambiare, col governo Meloni.

«Se qualcuno pensa di poter scrivere una storia di comodo sulle stragi di mafia», ha tuonato il leader grillino Giuseppe Conte, «continuerà a trovare in noi un ostacolo. Non servirà mettere il bavaglio a campioni dell’Antimafia come Scarpinato e De Raho, che abbiamo portato in Parlamento e la maggioranza vuole invece cacciare dalle commissioni. È gravissimo che si vogliano ignorare le tracce che sulle stragi del 1992-93 portano a mandanti eccellenti e a esponenti della destra eversiva come Paolo Bellini, da poco condannato definitivamente per la strage di Bologna».

«La destra», ha attaccato Nicola Fratoianni di Avs, «si ricorda della lotta alla mafia due volte all’anno: il 23 maggio e il 19 luglio. Nei restanti 363 giorni fa la guerra alla magistratura». E poi Giovanni Barbera, di Rifondazione Comunista: «Numerosi esponenti di Fdi hanno celebrato pubblicamente Borsellino, usandolo per la propria legittimazione morale. È inaccettabile. Si tenta di presentare Borsellino come un’icona condivisa, una figura neutrale. Ma Borsellino non era addomesticabile. Riteniamo profondamente contraddittorio che chi ha sostenuto provvedimenti volti a limitare l’autonomia della magistratura pretenda di ergersi a custode della memoria di Borsellino». E ancora: «Borsellino fu lasciato solo. Rivendichiamo una memoria viva, critica e militante».

Ecco, partiamo da due cose vere dette da Barbera. Borsellino non era una persona “neutrale”. Aveva le sue idee e non le nascondeva. Da studente ha militato nel Fuan, l’organizzazione dei giovani missini. E a diversi missini restò legato fino all’ultimo. «Alcuni suoi veri amici», ha ricordato il giudice Giuseppe Ayala, «erano gli stessi che frequentava all’università. Penso a Giuseppe Tricoli, il professore di storia col quale passò l’ultimo giorno della sua vita. O ad Alfio Lo Presti, un bravo ginecologo. A Guido Lo Porto, il deputato del Msi. Queste amicizie forti di Paolo mi hanno fatto riflettere sull’assurda criminalizzazione dei missini».

Altra cosa vera: Borsellino fu lasciato solo, soprattutto dopo la morte di Falcone. Non da tutti, però. Il 19 maggio 1992 (due mesi prima della strage di via D’Amelio) il Parlamento stava votando il nuovo presidente della Repubblica e il Msi candidò proprio Borsellino. Prese 47 voti, solo quelli della Fiamma. Detto questo, è chiaro che è strumentale provare a far passare l’idea che la destra istituzionale voglia in qualche modo coprire un presunto ruolo nelle stragi del 1992-93 di esponenti della destra eversiva. La destra italiana, quando si parla di Borsellino, non ha niente da nascondere e di cui vergognarsi. Forse non tutti possono dire la stessa cosa... Ripetiamolo ancora una volta: Borsellino non appartiene alla destra. Ma non fatelo passare per un compagno o un grillino...

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paolo borsellino
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