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Riforma della giustizia, Martelli picchia duro: "A sinistra molti in preda al fanatismo"

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mercoledì 5 novembre 2025
Riforma della giustizia, Martelli picchia duro: "A sinistra molti in preda al fanatismo"

2' di lettura

"A sinistra molti mi sembrano in preda al fanatismo e appiattiti sulle posizioni dei pm più barricaderi. Una situazione già vista ai tempi di Tangentopoli. Per questo spesso sento usare argomenti fuorvianti, sabbia negli occhi, senza entrare nel merito": a dirlo, in un'intervista a La Stampa, è l'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli a proposito della riforma della giustizia voluta dal governo, approvata dal Parlamento e prossimamente alla prova del referendum. Con la sinistra che ha già dichiarato guerra al provvedimento. 

Esponente di spicco, in passato, del Partito Socialista Italiano, Martelli ha fatto sapere che non si iscriverà "nemmeno idealmente" ai comitati per il “sì” o per il “no” al referendum costituzionale sulla giustizia. "Non partecipo alla grande rissa, ormai le tifoserie sono entrate nel campo da gioco. Trovo molto grave il modo esasperato con cui è stata affrontata e discussa una riforma di questa importanza", ha spiegato. L'ex Guardasigilli ha detto che non ha nemmeno ancora deciso se andrà a votare o no. Poi ha aggiunto: "Fatto salvo il principio della separazione delle carriere, che condivido sin da bambino ed è cosa buona e giusta, questa riforma mi appare insufficiente sotto diversi punti di vista". 

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Secondo lui, "la lacuna più profonda mi sembra sia non essersi occupati dell’Associazione nazionale magistrati". Dunque, è sceso nei dettagli: "Se hai l’obiettivo di fermare le correnti della magistratura, non puoi non intervenire sull’Anm, che è il luogo ufficiale in cui le correnti si riuniscono, fanno i loro giochini e condizionano le scelte di un organo istituzionale come il Csm". Comunque, a suo dire, chi grida alla deriva autoritaria sbaglia: "Credo siano allarmi esagerati, non è che il ministro potrà dire al pm cosa deve fare o chi deve indagare. Sento parlare di attacco alla Costituzione: chi lo fa forse dimentica che nella Carta si parla di giudici soggetti solo alla legge e di pubblici ministeri la cui autonomia verrà definita da legge ordinaria. Dunque, una differenza c’è". 

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