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Corte Costituzionale, schiaffo alle forze dell'ordine: "Reati tenui, non punibili"

di Redazione venerdì 28 novembre 2025

2' di lettura

Nuovo smacco alle forze dell'ordine: la Corte Costituzionale cambia infatti l'istituto della minaccia, resistenza e dell'offesa a pubblico ufficiale. La Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma che, in automatico, escludeva la possibilità di applicare la speciale causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto ai suddetti reati. Una questione sollevata dal Tribunale di Firenze. Più nel dettaglio, in base all'articolo 131-bis del Codice Penale, il giudice può non punire l'imputato quando l'offesa è di particolare tenuità e questo si applica quando, per le modalità della condotta e l'esiguità del danno o del pericolo, il fatto non è grave e non è abituale.

Una causa, questa, che si applica ai reati puniti con una pena detentiva che nel massimo non superi i cinque anni (o una pena pecuniaria, sola o congiunta). Fino a oggi, qualunque reato compiuto contro un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria nell'esercizio delle sue funzioni, non prevedeva mai la possibilità per il giudice di non procedere alla punibilità per tenuità. Ora però, con la Corte Costituzionale che si è pronunciata diversamente, le cose possono cambiare.

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Tradotto: anche se i delitti di violenza o resistenza sono commessi contro un agente di polizia o di pubblica sicurezza, il giudice dovrà valutare caso per caso e potrà decidere di applicare la causa di non punibilità. Una sentenza che indigna le forze dell'ordine. "Le sentenze si rispettano e ancor di più quelle della Corte Costituzionale" ma questa sentenza "ingenera il timore che perda vigore il principio che qualsiasi violenza contro le forze dell’ordine rappresenta una violenza contro lo Stato - ha tuonato Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato -. Vorrebbe dire che nella tutela della funzione, della dignità delle divise e del loro ruolo di rappresentanti dello Stato, si compie un passo avanti e due indietro. Ecco perché invochiamo un immediato correttivo da parte del Parlamento".

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