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Ramy, l'assist dei pm ai maranza: se la polizia vi ferma, scappate

Il primo pensiero di un agente che insegue un presunto criminale, secondo i magistrati, non dev'essere acciuffarlo bensì stare attento che non si faccia male
di Pietro Senaldi giovedì 4 dicembre 2025

3' di lettura

È difficile aumentare la percezione di sicurezza dei cittadini in un Paese dove i carabinieri che inseguono chi non si ferma a un posto di blocco vengono processati. Ed è difficile dare la colpa di questo al governo, se a chiedere l’incriminazione degli agenti sono i pm. Ogni riferimento alla richiesta della Procura di Milano di processare per omicidio stradale il carabiniere che guidava l’auto lanciata all’inseguimento di Ramy Elgaml e Fares Bouzidi nella notte del 24 novembre 2024 è non causale. Secondo il codice penale, all’articolo 589 bis, perché ci sia l’omicidio stradale devono concorrere due elementi. Il primo è che il decesso sia stato provocato non volontariamente ma in seguito a un comportamento colposo, quindi per negligenza, imprudenza o imperizia di chi ha agito. Il secondo è che l’autore abbia violato le norme del codice della strada. Di fatto, l’omicidio stradale è una variante dell’omicidio colposo; più grave però, visto che uno è punito con la reclusione da due a sette anni mentre l’altro con quella da sei mesi a cinque anni.

Secondo il quadro tracciato dai pm pertanto, il carabiniere che ha inseguito i ragazzi ha una forte responsabilità nella morte di Ramy, equiparabile a quella che ha il fuggitivo Fares. Sul giovane che guidava lo scooter a più di cento all’ora, in contromano e senza rispettare la segnaletica e ha messo a rischio, oltre alla vita dell’amico, la propria e quelle dei passanti e delle forze dell’ordine pende infatti la medesima richiesta d’accusa che grava sull’agente. Il carabiniere però, nella visione della Procura, è ancora più responsabile di Bouzidi, infatti deve pagare anche per le lesioni gravi che il giovane si è procurato schiantandosi contro un palo a tutta velocità. Insomma, la prima preoccupazione di un agente che insegue un presunto criminale, secondo i magistrati, non dev’essere acciuffarlo bensì stare attento che non si faccia male. Dura mantenere la sicurezza a queste condizioni. E ipocrita affermare che la percezione di insicurezza dipende dal governo; più plausibile che dipenda dall’impunità del crimine. Al giornalista e al cittadino poi forse vale la pena spiegare che senso ha rimproverare a un carabiniere che insegue un marrano il fatto di non aver rispettato il codice della strada. È compatibile il rispetto del codice della strada con un inseguimento? Per esserlo, l’inseguitore non dovrebbe superare i 50 all’ora, dovrebbe rallentare ai segnali di precedenza, non bruciare i semafori, fermarsi quando c’è un passante in prossimità delle strisce pedonali. A queste condizioni, perfino io riuscirei a seminare la polizia e sarei tentato di non fermarmi se mi mostrassero una paletta. C’è raziocinio, per spuntare un’incriminazione più grave, a contestare le violazioni stradali? Non era bastevole l’accusa di omicidio colposo per chi ha fatto il proprio lavoro a rischio della propria vita per garantire la sicurezza dei cittadini?

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Quanto alla colpa degli agenti, si rammenta che la Procura chiese una perizia di parte, che scagionò del tutto le divise. Evidentemente non soddisfatti, i pm si sono rivolti ad altri esperti, sostenendo che le auto inseguitrici andassero troppo veloci, fossero troppo vicine allo scooter che scappava e avessero insistito troppo a lungo nel tentativo di raggiungere i fuggitivi. Anche qui c’è da chiedersi come si possa pretendere che le forze dell’ordine possano garantire la sicurezza dei cittadini se non possono inseguire i criminali per più di cinque minuti, se devono farlo adagio e se, quando si avvicinano troppo, devono rallentare per evitare di raggiungerli. Immaginiamo per un attimo cosa comporterebbe la condanna del carabiniere di Ramy. Per i maranza che con i loro coltelli infestano Milano, sarebbe un segnale di via libera: avanti ragazzi, fate e se una guardia vi ferma, scappate, tanto non può inseguirvi. Per le forze dell’ordine sarebbe un monito a smettere di fare il loro lavoro. È questa la ricetta per la sicurezza che hanno in mente i pm che seguono il caso?

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