La fissazione della data per il referendum sulla riforma della giustizia è un altro argomento di polemica. La solleva il Presidente dell’Anm Cesare Parodi, per quanto il giorno cerchiato di rosso sul calendario ancora non c’è.
Per il momento, il consiglio dei ministri ha stabilito nella riunione dello scorso 22 dicembre che la consultazione si svolgerà su due giorni, domenica e lunedì, così da dare agli aventi diritto più tempo per andare alle urne. Per quanto riguarda i giorni, invece, l’assise di Palazzo Chigi dovrebbe fornire la sua indicazione nella seduta di domani, per poi essere il Presidente della Repubblica, tramite un proprio decreto, a stabilire definitivamente la data. Nei giorni scorsi alcune indiscrezioni di stampa avevano parlato del 1 marzo. Solo un’ ipotesi, che ieri, però, è stata fermamente disapprovata dal Presidente dell’Anm, Cesare Parodi. In un’intervista alla testata online Affaritaliani ha detto: «Sarebbe una campagna referendaria straordinariamente breve.
Come potrebbero essere informati adeguatamente tutti i cittadini? L’Italia è grande, siamo 60milioni di persone. Spero che non sia il primo marzo il referendum, quantomeno verso la fine di marzo. Ritengo improbabile dopo, quindi ad aprile, anche se purtroppo non ne ho la minima idea. Mi piacerebbe sapere quando si andrà al voto anche per organizzare il lavoro. Non solo, 15 persone non legate al nostro comitato e a nessun partito hanno avviato la raccolta firme, ne servono 500 mila per chiedere il referendum, con un quesito differente. Ritengo che siano fattori che vadano ben valutati e, ripeto, auspico di conoscere il prima possibile la data della consultazione referendaria».
Quanto alla questione se possa essere Pasqua la data di riferimento, per definire se avverrà prima o dopo, Parodi spiega: «Il tema non è tanto quello della Pasqua bensì avere un tempo adeguato da impiegare per informare il maggior numero di persone possibile». E ha aggiunto: «Dai sondaggi che abbiamo c’è un’amplissima quota di cittadini, intorno al 40%, del tutto non informati e che non possono prendere una decisione». Sulla data è stato poi interpellato dai cronisti al Senato anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano: «Lo vediamo lunedì in consiglio dei ministri». E ha aggiunto: «Sono molto rispettoso delle competenze del consiglio dei ministri e ovviamente dei poteri del Capo dello Stato, che metterà la sua firma sul Dpr», cioè il decreto di sua competenza. Intanto quale potrà essere una forbice possibile lo sottolinea il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega Matteo Salvini. Intervistato a Radio Libertà, sottolinea: «tra poche settimane, a inizio marzo, c’è una possibilità storica di libertà. Il Sì al referendum sulla giustizia sono sicuro che gli italiani non se lo faranno perdere». Dunque prima metà di marzo, secondo il ministro delle infrastrutture.
Che aggiunge: «Sul referendum non c’è uno scontro politico fra maggioranza e opposizione. È una questione di merito, di meritocrazia, di ammodernamento per l’Italia. Tanti magistrati stanno invitando a votare sì, tanti esponenti di sinistra sono schierati Pert il sì, costituzionalisti, giuristi. È una questione di liberazione dallo strapotere delle correnti». Da Forza Italia, il deputato Tommaso Calderone punta il dito contro l’attivismo di alcune toghe: «Ci sono magistrati che stanno più in televisione che nelle aule di giustizia. Ma quando lavorano? Quando studiano? Quando danno risposte agli italiani?».