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L'eroe che ha stroncato le Br fu tradito dallo Stato: il ritratto di Carlo Alberto

Carlo Alberto Dalla Chiesa

Venne lasciato solo a Palermo nella lotta alla mafia, aspettando invano i promessi poteri speciali

Andrea Tempestini
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"Questa è la storia di un uomo che non piegava la schiena. E per questo fu ucciso. Doveva morire. Anche lui. Dopo Boris Giuliano (capo della Mobile), Cesare Terranova (magistrato), Emanuele Basile (capitano dei carabinieri), Piersanti Mattarella (presidente della Regione), Gaetano Costa (procuratore). Mistero doloroso nella litania di sangue siciliano. Fa caldo nella Palermo del 3 settembre di 30 anni fa. Una temperatura incandescente, come la canna del kalashnikov che toglie la vita al prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, alla moglie Emmanuela Setti Carraro e all'agente di sicurezza Domenico Russo. È l'arma che ha ucciso un anno prima Totò Inzerillo, fratello di Pietro, il capoclan vicino a Michele Sindona", racconta Gianluca Tenti in un articolo di Monsieur in edicola, dedicato al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a trent'anni dalla sua morte. Dalla Chiesa, il generale ucciso il 3 settembre 1982, è un eroe che fu tradito dallo Stato. L'uomo che ha stroncato i brigatisti viene lasciato solo a Palermo nella lotta alla mafia, aspettando invano i promessi poteri speciali. Leggi su Libero in edicola oggi, martedì 4 settembre, ampi stralci dell'articolo di Gianluca Tenti

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