Partito demoche?

Per governare basta il voto di un italiano su sette
di Andrea Tempestinidomenica 23 febbraio 2014
Filippo Facci visto da Vasinca

Filippo Facci visto da Vasinca

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I conduttori dei talkshow liquidano il tema come vecchio: «Sì, ma andiamo oltre...». Gli avversari politici degradano il tema a propaganda di Forza Italia o dei 5 Stelle. Il tema sarebbe lo stato della democrazia in Italia, questa cosa che interessa più al Financial Times che ai giornali italiani, questa «responsabilità» che spinge a nominare tre premier di fila senza che siano propriamente l'espressione di un voto. Scusateci  dunque se ne scriviamo ancora, scusate se fatichiamo a capacitarcene: ma in Italia bastano gli 8 milioni e 600mila voti del Pd (il 25,42 per cento) per avere un diritto di primogenitura quinquennale su qualsiasi governo. Fanno - se calcoliamo i votanti rispetto ai cittadini effettivi - un italiano su sette. Non scandalizza, dite? Le democrazie occidentali, aggiungete, sono faccende per i pochi che votano? E' vero: però votano. In Italia c'era quest'abitudine che si tornasse a votare per legittimare una nuova maggioranza e un nuovo governo: ma anche questo è un tema ormai vecchio, discutibile, anzi irresponsabile, «andiamo oltre». E andiamoci, allora. Diciamo che la legittimazione di Matteo Renzi - che non è un tecnico né un professore di chiara fama - stringi stringi si origina da circa due milioni di voti ottenuti da una consultazione privata, organizzata da un soggetto di diritto privato: si chiama «primarie Pd». Dettagli: 1) due milioni di voti sono un trentesimo dei cittadini italiani; 2) la seconda lettera della sigla Pd sta per «democratico». di Filippo Facci @FilippoFacci1

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