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Nell'Emilia del lavoro sicuro crollano ancora i capannoni

I due terremoti sono una strage di operai. "Non volevano tornare a lavoro, avevano paura ma le autorità avevano dato l'ok". Un'unica certezza: una ventina di indagati per l'emergenza sicurezza

Giulio Bucchi
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  Emilia Romagna rossa, patria dei lavoratori, regione che storicamente lotta per i diritti di operai e manovali. Beh, il mito rischia di crollare schiacciato come la decina di operai morti sotto le fragili strutture dei capannoni industriali nei due fortissimi terremoti. Quattro vittime il 20 maggio, un numero ancora imprecisato ma alto nel sisma di questa mattina, martedì 29 maggio.  "I terremoti sono fenomeni naturali ma non è naturale che crollino edifici ogni volta che la terra si scuote. In altri paesi non succede", è l'accusa lanciata dal ministro del Lavoro Elsa Fornero.  Commento atteso, perché mai come in queste ore la tragedia dell'Emila Romagna terremotata sembra essere la tragedia soprattutto dei lavoratori. La paura - "Gli operai non avevano molta voglia di tornare al lavoro, avevano dubbi sulla tenuta delle strutture metalliche", riferisce un testimone di Sky Tg24 in collegamento dal Modenese (l'area più colpita), aggiungendo che però le autorità avevano dato l'ok: i capannoni, anche quelli crollati oggi per una scossa identica a quella di domenica, erano agibili e sicuri.  L'inchiesta - L'unica cosa certa, in attesa di capire se la valutazione era corretta o se si è pensato a tutelare più il lavoro che i lavoratori, è che restano una ventina di indagati per i primi crolli, a Sant'Agostino nel Ferrarese.    

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