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Feltri: "Sì al Veneto indipendente, poi tocca alla Lombardia"

Lucia Esposito
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È un Vittorio Feltri in grande spolvero e prepotentemente indipendentista quello intervenuto venerdì sera alla conferenza inaugurale della Festa dei veneti che si tiene annualmente a Cittadella in provincia di Padova. Più di un migliaio le persone presenti che sono esplose in un'ovazione, quando Feltri è sbottato: «Cari veneti, dell'Italia ne abbiamo tutti le palle piene, andate avanti con il referendum per l'indipendenza». Ne abbiamo approfittato per chiedere al nostro fondatore, che per l'occasione sfoggiava un leone di S. Marco dorato all'occhiello della giacca, la sua opinione sull'indipendenza veneta. Buongiorno Vittorio, ricordi che Bergamo, la tua città natale, apparteneva alla Repubblica Serenissima? «Certo che sì, infatti ho grande simpatia per Venezia e i Veneti. Bergamo è piena di leoni di San Marco, ovunque mi giro ne vedo uno, quindi non posso dimenticarmi di essere serenissimo». A Bergamo si parla un dialetto quasi identico a quello veneto? «È vero sono molto simili. Oggi c'è un recupero dei dialetti, anni fa parlare il dialetto era erroneamente considerato segno d'ignoranza. Quando scrivo un articolo, lo immagino in bergamasco, poi traduco in italiano, togliendo le ostie». Cosa ne pensi del malessere del Veneto nei confronti dello stato centrale? "Penso che in Italia sarebbe necessaria una rivoluzione, mentre è iniziata un'inarrestabile involuzione. Il governo ha abolito le Province che erano l'istituzione più vicina ai cittadini, mentre deve sopprimere o almeno accorpare le Regioni che sono un disastro: ad esempio, la regione Molise è territorialmente più piccola di molte province italiane. Una macroregione indipendente Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige sarebbe in grado di funzionare benissimo. Sicuramente meglio dello Stato italiano, dove la politica è allo sfacelo e nessuno è più in grado di esprimere una politica seria, ma subiamo passivamente i diktat di Furher Merkel». Tra qualche giorno la Scozia vota il referendum per l'indipendenza e gli indipendentisti sono in testa nei sondaggi, che dici? «Deve fare un referendum così anche il Veneto, ma con la promessa che in caso d'indipendenza mi accetti come residente. Semmai compro 2-3 stanze qui a Cittadella che ci sono delle mura splendide come a Bergamo. A proposito è ora che anche Bergamo si ricongiunga alla madrepatria e i leoni facciano ritorno a casa. Se lo fate, io vi scrivo l'inno, perché m'intendo un po' anche di musica. Promesso». Quindi sei favorevole all'indipendenza del Veneto? «Io sono favorevole e amo l'indipendenza di tutti…soprattutto la mia! Battute a parte, l'indipendenza per il Veneto è un'esigenza d'animo e di portafoglio, l'alternativa è il suicidio. I veneti non devono spaventarsi, ma andare avanti nel percorso referendario e votare tutti per l'indipendenza, perché dell'Italia ne abbiamo tutti pieni i coglioni». Insomma consigli la secessione ai veneti? «Dico che devono dimenticarsi le divisioni politiche interne: Renzi e Berlusconi, destra e sinistra. Prima bisogna essere padroni a casa propria, tutto il resto viene dopo, una volta ottenuta la libertà». Ritieni che il Veneto riuscirà a raggiungere l'indipendenza? «Sono certo che i veneti andranno avanti, perché la storia non si può cancellare». Il resto d'Italia come reagirà a un'eventuale indipendenza veneta? «Mi auguro che le altre regioni seguano l'esempio del Veneto a iniziare dalla Lombardia. In Italia non mancano i posti di lavoro, ma c'è la crisi della voglia di lavorare, cosa che non accade ai veneti notoriamente laboriosi». Insomma, se tu fossi residente in Veneto, al referendum sull'indipendenza della regione voteresti si? «Senza dubbio. Sono sempre stato indipendentista». Matteo Mion www.matteomion.it

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