Alle elementari non si parla più italianoIl 50% degli degli studenti è straniero
Hang Li, ha 7 anni, frequenta la scuola elementare di un piccolo paese alla periferia di Milano ma non capisce una sola parola di italiano. Helena e Marco arrivano dall'Ucraina, 12 anni lei e 5 lui, anche loro frequentano la scuola pubblica ma non conoscono la nostra lingua. Sono arrivati in Italia da pochi mesi e in casa si parla solo l'idioma d'origine. E come loro ce ne sono tanti altri. Solo a Baranzate, a due passi dal polo fieristico di Rho, sono cinquantuno i bambini iscritti quest'anno alla scuola pubblica che non sanno dire nemmeno “ciao”. Numeri a cui in questo paese sono abituati dato che su 850 studenti, dell'unico Istituto Comprensivo “Rodari”, il 56 per cento è straniero. IN PROVINCIA ]Un trend che si estende in tutta la Provincia dove ogni anno aumenta il numero degli studenti in proporzione all'arrivo di immigrati. Alle scuole statali di Milano e provincia sono circa 354mila gli iscritti , di cui 131mila solo alla Primaria, e di questi un 11 per cento non è residente in Italia. E man mano che i genitori si rendono conto delle difficoltà della scuola di portare avanti i progetti educativi, proprio perché devono far tenere il passo a tutti, rimpiangono la mancata approvazione della proposta Gelmini. LA RIFORMA «Ponendo il tetto massimo del 30 per cento di stranieri per classe non intendevamo discriminare o ghettizzare, come ci hanno accusati di fare - dice Maria Stella Gelmini, ex Ministro all'Istruzione - intendevamo distribuire equamente gli studenti nelle classi, solo così si poteva garantire una corretta integrazione, senza dover penalizzare nessuno. Del resto - continua l'esponente azzurra - abbiamo dirigenti di grande prestigio che avrebbero saputo bene come organizzarsi». «La presenza di stranieri nella scuola italiana, spesso concentrati in alcune classi - spiega - non è certo un problema di razzismo quanto didattico. Purtroppo oggi, in alcuni casi, i percorsi di insegnamento sono rallentati- conclude - perchè ci sono due velocità di crescita formativa». E così per quest'anno scolastico i presidi devono organizzarsi come possono cercando di far fronte al disagio. Nonostante siano sotto organico devo sperare nella buona volontà di maestri e professori affinché si rendano disponibili a insegnare, durante l'orario scolastico, italiano agli stranieri. Se non altro i rudimenti per farli cominciare a comunicare correttamente con gli altri bambini. ALLE SUPERIORI Non molto diversa la situazione alle superiori dove in questi anni c'è stata una escalation, stando ai dati forniti dal Alberto Falletti coordinatore dell'area Servizio Statistica del Cisem - Centro Innovazione e Sperimentazione Educativa Milano - Centro di ricerca della Provincia di Milano e dell'Upi. Negli Istituti statali e paritari diurni si è passati dai 9mila e 700 studenti stranieri del 2009/10 agli oltre 12mila dello scorso anno, di questi sono 4128 gli iscritti al primo anno. Alto il numero anche ai corsi serali che si attesta sugli oltre mille, 350 invece sono quelli che frequentano scuole private. Nella sola Milano ci sono Istituti, di secondo grado, dove gli stranieri sono ben oltre la metà degli studenti. Al Marignoni - Marco Polo il 58 per cento degli alunni proviene da Paesi esteri, stessa percentuale anche al Bertarelli, a seguire l'Ipia Ferraris, gli istituti dove invece la presenza è piuttosto ridotta sono il Varalli, il Mattei e il Cartesio. Ad essere preferita è quindi una istruzione tecnica dove la percentuale al primo anno raggiunge il 42% , dato che cala col proseguire degli studi fino al 39 per cento. LA PROVENIENZA Dall'America del Sud arriva la maggior parte degli studenti, circa il 27%, seguiti dalle Filippine e dagli asiatici, che si attestano sul 26%. Al primo anno delle superiori, però, si iscrivono più asiatici, soprattutto cinesi, un dato che si assottiglia con l'avanzare della carriera scolastica. In Italia sono oltre 400 le scuole nelle quali la presenza degli alunni stranieri raggiunge o supera il 50%. Il primato però spetta alla Lombardia con le oltre 180 mila presenze, seguono il Veneto con 90mila e l'Emilia Romagna con poco meno. Caso a se sono i rom, la maggior parte del campo di Monte Bisbino, i quali frequentano in parte le elementari e solo qualcuno arriva alle medie, qui il grado di dispersione scolastica è molto alto. Maria Luigia Pizzulo