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L'Europa punisce l'Italia: 40 milioni di multa per gestione scorretta delle discariche

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michele deroma
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La Corte di giustizia europea ha inflitto oggi all'Italia una multa di 40 milioni di euro, per il mancato rispetto della normativa europea in materia di gestione dei rifiuti e delle discariche: a questa sanzione si aggiungeranno penalità, fino a un massimo di 42,8 milioni, per ogni semestre che passerà dalla sentenza odierna fino alla messa in regola delle 218 discariche illegali presenti sul territorio italiano. I fatti: dal 2007 ad oggi - Questa pesante multa è il frutto di diversi anni di violazione da parte dell'Italia della normativa europea sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sulle discariche: dopo una procedura di infrazione della Commissione, l'Italia era stata già condannata dalla Corte Ue nel 2007 a rimediare alle lacune accertate. La multa di oggi è il frutto di sette anni di richiami, da parte dell'Unione Europea, ad applicare la prima sentenza di condanna emessa dalla Corte: delle centinaia di procedure aperte ogni anno contro i paesi dell'Unione, solo pochissime arrivano al punto da vedere sanzionati i paesi non in regola, e solo in casi di perduranti ritardi. Nel 2013 la Commissione ha fatto nuovamente il punto sul rispetto delle norme in questione da parte dell'Italia, e ha constatato che a quella data 218 discariche localizzate in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla direttiva rifiuti, cioè erano prive di autorizzazione. Inoltre, 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi. Cosa succederà ora - Una stima più recente fatta dalla Commissione stessa indica che le discariche non a norma sono passate a 198, di cui 14 con rifiuti pericolosi. Da qui la multa molto pesante e destinata ad aumentare se le discariche non saranno messe a norma: ai 42,8 milioni che l'Italia dovrebbe versare ogni semestre per la mancata applicazione della sentenza, si sottrarrebbero però 200mila euro per ogni discarica regolarizzata, e 400mila euro per ogni discarica con rifiuti pericolosi messa a norma, si legge in una nota della Corte Ue.

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