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Vicenza, gara tra medici e infermieri del pronto soccorso a chi faceva i prelievi più dolorosi

Alessia Albertin
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Una gara scellerata e sadica, svolta tra le corsie del pronto soccorso di Vicenza sulla pelle dei pazienti. Due medici e sei infermieri si sono sfidati a chi riusciva a inserire la cannula più grossa, e perciò più dolorosa, nelle vene dei pazienti ignari. Le cannule arancioni, quelle più larghe, valevano più punti di quelle grigie, le più sottili, mentre per il catetere venoso centrale era prevista una supervalutazione. Poi comunicavano la prodezza su un gruppo WhatsApp creato ad hoc, “Gli amici di Maria”, per tenere traccia dei punti accumulati da ciascuno. Fortunatamente questa follia viene scoperta dal primario del San Bortolo Vincenzo Riboni che, individuati tutti i responsabili, li ha segnalati al dg Giovanni Pavesi che ha aperto otto procedimenti disciplinari a loro carico. Ne da notizia il Giornale di Vicenza, che è venuto a sapere della vicenda una volta conclusasi l'indagine interna dell'Ulss.  L'inchiesta interna - L'inchiesta interna dell'Ulss, svolta dall'avvocato Laura Tedeschi, capo dell'ufficio legale, ha portato a due sanzioni e sei archiviazioni. Sanzionati un medico, punito con la censura scritta, e un infermiere, sanzionato con un rimprovero scritto. I due erano gli unici del gruppo degli “amici di Maria” in servizio al momento della competizione. Gli altri sei, un medico donna e 5 infermieri, tre donne e due uomini, sono stati prosciolti perché non erano in servizio. Tutti assolti dall'accusa di gara indecente per "insufficienza di prove": nei verbali del pronto soccorso non si trovano prove sufficienti e i malati non si sono lamentati. I messaggi scambiati sul gruppo WhatsApp permettono di contestare ai responbili lo “sviamento dall'attività istituzionale” e "uso improprio del cellulare di servizio", con “lo scambio di messaggi di dubbio gusto e lesivo della dignità dei pazienti”. Le reazioni - “È la prima volta in oltre vent'anni che accade un episodio così grave” è il commento del primario Riboni, che per primo aveva denunciato l'episodio. Ma per il governatore della Regione Veneto Luca Zaia la vicenda è troppo grave per finire qui: “Porterò atti in procura. Solo la procura potrà chiarire fino in fondo i lati oscuri di questa vicenda. Qualora ci fossero responsabilità accertate le punizioni dovranno essere esemplari”.

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