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Raimondo Caputo: "Non ho ucciso io Fortuna"

Alessia Albertin
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"Non ho ucciso Fortuna, non ero lì quando lei è caduta, né ho mai commesso abusi sessuali" si è difeso così Raimondo Caputo nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip Alessandro Buccino Grimaldi. Accusato di aver violentato e gettato la piccola Fortuna Loffredo, di 6 anni, giù dall'ottavo piano nel Parco Verde di Caivano (Napoli) il 24 giugno 2014, il 43enne compagno di una vicina di casa della vittima, si professa innocente. Al momento dell'arresto, l'uomo, disoccupato e pluripregiudicato, si trovava già in carcere per abusi sessuali ai danni di un'altra bimba di tre anni, figlia della sua compagna. La compagna di Caputo, Marianna Fabozzi, 26 anni, è ai domiciliari con l'accusa di concorso in violenza sessuale su minore. Sapeva che il compagno abusava delle sue figlie, una delle quali di tre anni, ma non lo ha mai denunciato. Dopo che si è diffusa la notizia dell'arresto di Caputo, alcuni ignoti hanno cercato di dare fuoco all'appartamento, dove la compagna del presunto stupratore e assassino sta scontando i domiciliari, con una bottiglia incendiaria. Anche altre due inquiline del palazzo degli orrori sono indagate dalla Procura di Napoli Nord per false dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria. Vicine di casa di Fortuna, secondo gli inquirenti avevano visto e sapevano, ma avrebbero ostacolato le indagini fornendo dichiarazioni inventate ad arte per coprire Raimondo Caputo. Gli investigatori ritengono che una di loro, che abita all'ottavo piano da cui la piccola è stata lanciata nel vuoto abbia raccolto e nascosto la scarpa persa dalla bambina al momento della morte. La donna ha anche negato di aver visto Fortuna e Raimondo insieme sul pianerottolo del piano poco prima dell'omicidio. Le indagini sulla morte della piccola Fortuna Loffredo hanno rivelato un vero e proprio palazzo degli orrori, in cui la bambina di sei anni non era l'unica vittima. Altri quattro minori dello stesso stabile erano stati vittime di violenze, e l'orco non era solo uno. Tra le fine del 2014 e l'inizio del 2015 un'altra coppia di inquilini era finita agli arresti per pedofilia: tra questi Salvatore Mucci, il primo che soccorse Fortuna dopo il volo di otto piani. Nelle prossime settimane, gli investigatori cercheranno di fare luce sulla morte analoga di un bimbo di tre anni, Antonio Giglio, figlio della compagna di Raimondo Caputo, che nel 2013 volò fuori da una finestra al settimo piano dello stesso stabile, per capire se l'episodio è collegato con quello di Fortuna.

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