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Antifascisti violenti, volevano uccidere il poliziotto a Torino. Lui: "Basta, cosa dobbiamo fare adesso"

Giulio Bucchi
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I centri sociali in azione a Torino non volevano solo fare male, volevano uccidere. Contro le forze dell'ordine hanno tirato bombe con chiodi e bulloni e una ha colpito un poliziotto, Luca Cellamare, 35 anni, una moglie e due figlie di 7 e 2 anni. Gli è andata male: colpito alla natica, la foto del suo sfregio ha fatto il giro del web. Leggi anche: La vera differenza tra neri e rossi, un Veneziani memorabile Al Corriere della Sera l'agente del Reparto Mobile, consigliere provinciale del sindacato autonomo di polizia, ha spiegato cos'ha fatto dopo l'attacco brutale: "Mi sono tolto dallo schieramento e sono andato nelle retrovie. Ho guardato in faccia il funzionario del servizio e ci siamo capiti: io ero il lanciatore di lacrimogeni e lui ha dato l'ordine di lanciare". I manifestanti antifascisti però non hanno mollato l'osso. Cellamare ha fatto lo stesso, resistendo al dolore: "A un certo punto sentivo male, sì. Ma avevo in testa solo l'idea di aiutare gli altri. E ho corso e lavorato per un'ora, con quelli che insultavano, lanciavano ordigni, bottiglie, sampietrini...". Alla fine è dovuto andare in ospedale, e l'adrenalina ha lasciato il posto alla rabbia: "Penso che questa gente abbia bisogno di disciplina e che sia arrivato il momento storico per dire basta al nostro lavoro politically correct nelle piazze. L'altra sera la città è stata ostaggio di 400-500 teppisti pregiudicati che arrivavano da vari centri sociali d'Italia. Secondo lei è normale? Io dico che ci sono due tipi di fascismo: quello dei fascisti e quello degli antifascisti". La ferita brucia, conclude amaro, ma "brucia molto di più l'idea che qualcuno di noi prima o poi possa rimetterci la vita per gente che si dichiara antifascista o per chiunque altro fa della violenza la sua bandiera".

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