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Nonni coraggio: a 89 anni in tribunale per sfidare i tre immigrati

Cristina Agostini
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Anche quella notte dormivano uno accanto all'altro nel loro letto, in un casolare di campagna a Piacenza d' Adige, nella provincia di Padova, come hanno fatto per tutta la vita, da quando erano novelli sposi, Ennio Bendini e Rosina Fracasso, 89 e 88 anni, quando tre immigrati clandestini, provenienti dal Marocco, senza fissa dimora e con precedenti penali, hanno fatto irruzione nel loro nido, svegliandoli bruscamente e puntandogli i coltelli alla gola. I tre, a volto coperto, hanno legato, rapinato e torturato senza pietà entrambi i coniugi. Era il 20 luglio del 2016. Rosina non dimenticherà mai quella paura. Le toglieva il respiro. Era convinta che lei e il suo Ennio sarebbero morti lì, insieme, massacrati da quelle bestie. Leggi anche: "Libero è razzista?". Feltri epocale: "Chi è Parenzo..." I criminali si sono fatti consegnare tutto: 300 euro, il bancomat con il pin, qualche gioiello di famiglia, prezioso più per il valore affettivo che per quello materiale. Hanno preteso anche le fedi nuziali. Quella di Rosina non si sfilava ed uno dei delinquenti stava per tagliarle il dito. Poi con il ferro rovente la donna è stata seviziata affinché rivelasse il nascondiglio di eventuali altri beni. Ennio, a cui sono stati fracassati zigomo e naso, è stato strattonato e gettato giù da due rampe di scale, poiché non riusciva a camminare senza l' ausilio del suo bastone. I vigliacchi avevano fretta di prendere il bottino e fuggire via. Insomma, Rosina ed Ennio, che hanno trascorso due mesi di convalescenza in ospedale, si sono salvati per miracolo. E giovedì mattina erano presenti presso la Corte d' Appello di Venezia per la lettura della sentenza di secondo grado, che ha confermato quella di primo e quindi la condanna a 7 anni e 4 mesi di carcere per i reati di rapina e lesioni gravissime per i due malviventi (uno è ancora latitante) che hanno inflitto tale supplizio ai Bendini, ossia il 28 enne Adberrahim Benhicham e il 35 enne El Abidine Haidoufi Zindi, per i quali in origine l' accusa aveva chiesto 12 anni. VIAGGIO IN TRENO - Per assicurarsi che la giustizia non fosse troppo clemente con loro, dato che già 7 anni sono una pena ridicola in proporzione ai crimini commessi, moglie e marito (questi in carrozzina) hanno affrontato un faticoso viaggio in treno, dimostrando orgoglio, coraggio nonché una straordinaria tenacia. «Siamo soddisfatti per l' esito dell' udienza, tuttavia continueremo a vivere nel terrore finché il terzo uomo sarà a piede libero», ci ha detto la signora, spiegando che conosceva coloro che le hanno fatto tanto male: «Venivano a chiedermi l' elemosina, a volte anche da bere, ed io davo sempre quello che avevo». «In aula i nostri sguardi si sono incrociati ed io ho provato compassione, ma anche rabbia. Uno di loro ha farfugliato ad occhi bassi "perdono", l' altro non è pentito», ha aggiunto la donna. «Ennio e Rosina hanno voluto a tutti i costi essere presenti in aula, per guardare negli occhi i condannati e fargli capire che non avrebbero mollato. Entrambi i coniugi rappresentano le migliaia di martiri di questo genere di delitti, compiuti da soggetti spesso clandestini. Ancora oggi la parte offesa non è posta al centro del sistema penale. Sto combattendo perché nella costituzione venga riconosciuta la tutela della vittima del reato e quest' ultima diventi protagonista quanto l' imputato. Sarebbe un fatto rivoluzionario», commenta Valter Biscotti, avvocato dei Bendini. PRIVI DI SCRUPOLI - A fronte di una popolazione sempre più canuta, composta per il 22,6% da individui che hanno superato i 65 anni, per il 7% da ottantenni e su di lì nonché da oltre 16 mila centenari ed ultracentenari, aumentano i crimini che vedono lesi gli anziani. Secondo le ultime stime del Sindacato di Polizia Penitenziaria, ogni giorno in Italia circa 770 persone di 66 anni e oltre subiscono raggiri, rapine, furti e violenze, in casa e per strada, ed il 15% del totale delle truffe che avvengono sul nostro territorio li vede protagonisti come parte danneggiata. Gli espedienti utilizzati dai malviventi privi di scrupoli al fine di rapinare inermi pensionati sono variegati: ci si finge poliziotti per avere accesso all' abitazione, o dipendenti dell' Enel, si simulano piccoli incidenti stradali, per costringere il malcapitato a scendere dalla sua vettura e a sborsare denaro, o addirittura si convince la vittima che un proprio familiare è in difficoltà e ha bisogno di soldi. Insomma, si fa leva sulla fiducia e la buonafede di centinaia di milioni di uomini e donne che andrebbero rispettati e preservati in quanto costituiscono la parte più importante di noi, depositaria di insegnamenti, saggezza, esperienza, memoria storica. Una fetta importante di popolazione che trascuriamo e maltrattiamo, imputandole ingiustamente ogni responsabilità delle condizioni disastrose in cui versa l' economia italiana. RISPETTO PER I NONNI - Eppure i nonni ci permettono ancora di stare in piedi: spesso mantengono i figli adulti nonché i nipoti, devolvendo la loro pensione o comunque mettendola a disposizione dei disoccupati della famiglia, ci fanno risparmiare i costi della babysitter, ci consentono di vivere nelle loro dimore, ci fanno sentire amati. Come ringraziamento, qualche volta vengono sbattuti in strutture in cui trascorrere gli ultimi anni della loro esistenza, finendo con il desiderare di morire il prima possibile. Ci manca una cultura del rispetto delle persone anziane e questo rappresenta un vero dramma in una società sempre più vecchia, nella quale tutti - se siamo fortunati - siamo destinati ad imbiancare e conquistarci le nostre rughe, testimonianza del fatto che abbiamo vissuto e che lo abbiamo fatto intensamente. Tra sporadiche gioie ed inevitabili dolori. di Azzurra Noemi Barbuto

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