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Imane Fadil ha fatto "un nome" prima di morire? La voce-terremoto che filtra dalla procura

Maria Pezzi
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Imane Fadil, la ragazza egiziana morta per un probabile avvelenamento ed ex teste del processo Ruby, stava scrivendo un libro. L'avrebbe probabilmente pubblicato, se non fosse deceduta in circostanze ancora misteriose. Un libro con nomi e cognomi? Un dossier bomba? Forse no. Secondo il Messaggero, si tratta di "150 pagine di riflessioni filosofiche e religiose sulla sua vita, in cui l'esperienza di Arcore occupa una parte importante ma senza particolari inediti". Leggi anche: Berlusconi su Imane Fadil: "Non la conosco" Il malloppo sarebbe stato visionato dai pm. La bozza del volume è stata passata ai raggi X in cerca di possibili elementi per risolvere il giallo. Il titolo, va detto, è inquietante:  Ho incontrato il diavolo. È stato il Fatto Quotidiano a rivelare il nome. Quanto alle circostanze del decesso, era l'ex modella amica di alcune olgettine ad aver ipotizzato, ormai quando le restavano poche ore di vita: "Mi hanno avvelenato". Lo ha detto ai medici poche ora prima di spirare. "Forse, prima di morire, ha fatto anche il nome di chi voleva farle del male", scrive sempre Il Messaggero. A domanda diretta, fatta dai cronisti al pm Francesco Greco, la risposta è secca: "No comment".

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