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Immigrazione, tutti i trucchi usati dalla ong Open Arms

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Maria Pezzi
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Il 4 luglio il procuratore capo di Ragusa, Fabio D'Anna, e il sostituto Santo Fornasier firmano la richiesta di rinvio a giudizio per il capitano Marc Creus Reig e Ana Isabel Montes Mier, capo missione dell'Ong spagnola Open Arms, che il 18 marzo dello scorso anno sbarcavano a Pozzallo 216 migranti. La procura li accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di «violenza» (morale) per avere obbligato le nostre «autorità a concedere l'approdo in un porto del territorio italiano». Negli atti, in possesso del Giornale, vengono ricostruite nei dettagli le mosse della Ong spagnola, un vero e proprio "metodo" per fare arrivare da noi i migranti, in gran parte senza diritto all'asilo. Insomma, trucchetti. Gli eventi dimostrano, secondo la procura, come «l'unico vero obiettivo dell'Ong non fosse quello umanitario di salvare i migranti, ma (...) di portarli ad ogni costo in Italia in spregio alle regole». All'epoca c'era al governo Gentiloni, a Tripoli non era scoppiata la guerra e Proactiva Open arms aveva sottoscritto il Codice di condotta del ministro dell'Interno Marco Minniti, che obbliga le Ong a non intralciare le operazioni della Guardia costiera libica. Per approfondire leggi anche: Ong, la prova del legame con gli scafisti In pratica viene "rappresentata una situazione altamente drammatica verosimilmente al solo fine di giustificare la loro inosservanza (di Open arms) alle indicazioni provenienti da Imrcc Roma (di collaborare con Tripoli nda) e costringere i libici a desistere dall'opera di soccorso». Non solo: «Open arms pur di costringere i libici ad abbandonare il campo (...) non ha avuto scrupoli ad attivare il pulsante antipirateria (...) simulando una situazione di emergenza inesistente". In questo modo, fanno entrare i migranti. Che dunque non erano in pericolo di vita.

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