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Papa Francesco chiama il super-pm Pignatone a indagare in Vaticano: chi è nel mirino del Pontefice

Davide Locano
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In meno di mezzo chilometro quadrato di territorio amministrato dalla Santa Sede, da un po' di tempo, ne capitano di tutti i colori. Non ci si può fidare più di nessuno, nemmeno nei Sacri Palazzi. Così Papa Francesco ha deciso di dare una ripulita chiamando in soccorso l' ex procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, per presiedere il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Un curriculum di tutto rispetto, quello del magistrato nato a Caltanissetta 1'8 maggio 1949, che ha coordinato alcune delle più importanti inchieste di mafia e di 'ndrangheta, fino a scoperchiare, durante i suoi sette anni alla guida degli uffici giudiziari di piazzale Clodio, il "mondo di mezzo" finito poi nel processo a "mafia capitale". Nel frattempo, i suoi uffici puntano i riflettori anche su politica e affari e imprimono inoltre la svolta decisiva sul caso Cucchi. Sono soltanto alcuni dei successi di una carriera importante e prestigiosa, nella quale Pignatone ha esordito come inquirente e chiusa con la pensione, l' 8 maggio scorso a 70 anni, benché sempre nello stesso ruolo. Leggi anche: Il libro-inchiesta di Gianluigi Nuzzi, chi trema in Vaticano SCELTA LA SAGGEZZA A prima vista, la selezione appare in rottura rispetto al passato, in quanto Pignatone non è un accademico, ma una toga italiana e soprattutto non vanta titoli in diritto della Chiesa, il che finora era considerato necessario, anche se non vincolante secondo la legge sull' ordinamento giudiziario, la CXIX del 1987. Il nuovo presidente del Tribunale, in effetti, succede a Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, 76 anni, professore emerito di diritto canonico ed ecclesiastico nell' Università degli Studi LUMSA di Roma. Fra i requisiti principali, richiesti a chi accede a uffici di responsabilità come giurisperito, non pare quindi estranea la saggezza maturata con l' età, anche se, in prospettiva, puntare su persone così anziane può apparire un investimento strategico meno efficace. Eppure la legge che regola il funzionamento della magistratura vaticana dispone che, al compimento del 74esimo anno, i giudici cessino dalle loro funzioni. Se vi sono interrogativi sull' adeguatezza del profilo professionale di Pignatone, poi, essi riguardano proprio la sua inesperienza come magistrato giudicante, cioè proprio l' incarico che gli ha affidato il Papa. Del resto, la Sede apostolica non è nuova a procedere a nomine attraverso criteri autonomi rispetto alle competenze degli individui, proprio nel campo giuridico. Il Promotore di giustizia, dal 19 ottobre 2013, è Gian Piero Milano, nato nel 1947, docente di diritto canonico ed ecclesiastico all' università Tor Vergata di Roma, mentre il Promotore di giustizia della Corte d' Appello è Raffaele Coppola, 77 anni, avvocato e docente di diritto canonico. Quindi, non esattamente specialisti nella conduzione di inchieste giudiziarie. INDAGINI A VUOTO Similmente, il comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, Domenico Giani, 57 anni, svolge con successo anche il compito di direttore dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, tutelando in modo particolarmente efficiente la figura e la persona del Pontefice. È stato prima sottufficiale, poi ufficiale della Guardia di Finanza e in seguito funzionario dei servizi d' informazione italiani. Potrebbe essere verosimilmente attribuibile al suo fiuto d' investigatore e al suo operato la recente sospensione di dirigenti della segreteria di Stato e dell' Autorità d' Informazione Finanziaria del Vaticano, in seguito alle denunce presentate la scorsa estate dallo Ior e dall' Ufficio del Revisore Generale, riguardanti operazioni finanziarie compiute nel tempo. Dalla fase dell' accusa fino al rinvio a giudizio e poi all' accertamento penale delle responsabilità, come ha dimostrato il processo cosiddetto Vatileaks 2, tuttavia, vi sono numerosi passaggi intermedi. E sia la gestione procedurale, con la non ammissione di alcuni avvocati, sia la decisione finale, nel 2016, con una sentenza che riconosce un' assenza di giurisdizione da parte del Vaticano nei confronti dei giornalisti, hanno fatto sorgere numerose perplessità presso gli esperti di giurisprudenza. Montata mediaticamente, la vicenda aveva comprensibilmente assunto dimensioni mondiali, per poi sgonfiarsi con un verdetto che ha mostrato tutta l' inconsistenza dell' apparato accusatorio. In Vaticano, tuttavia, utilizzano una massima: salus animarum suprema lex, ossia la legge più alta è la salvezza delle anime. Ora Pignatone dovrà occuparsi anche del loro destino eterno. di Andrea Morigi

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