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"Salvate il Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni", parla ex studente della Fondazione cara ad Andreotti

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Giuliana Covella
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«Chiudere il Villaggio dei Ragazzi significherebbe perdere un faro per i giovani a rischio, come lo è stato per me». Umberto Papa, 33 anni, di Orta di Atella, sposato ed ingegnere aerospaziale che lavora in Leonardo, è un ex studente della Fondazione Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni, premiato all'Expo di Milano per un progetto sui droni dall'ex ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. A pochi giorni dallo slittamento sulla decisione dei giudici in merito alla proposta di concordato preventivo in continuità aziendale (unica alternativa al fallimento) presentata al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dal commissario straordinario della Fondazione Felicio De Luca, l'ex allievo ricorda la sua esperienza nella storica istituzione fondata nel 1946 da don Salvatore D'Angelo e tanto cara a Giulio Andreotti che visitava spesso la struttura. Un ente che ha basato la sua missione formativa-assistenziale sul sostegno agli studenti meno abbienti e alle loro famiglie. Come quella di Umberto, piccolo genio sin dalla tenera età. «Avevo 10 anni quando un operaio dell'Enel venuto a casa fu colpito dal fatto che io riuscissi a riconoscere gli aerei che sorvolavano i tetti dal tipo di motore», racconta». Una passione, quella per l'aeronautica nata grazie ai modellini che il padre gli comprava in edicola. Ma Umberto aveva poche possibilità di studiare: «papà era operatore ecologico e mamma casalinga, ma pur di garantirmi un'istruzione mi iscrissero alla Fondazione, che era privata». A occuparsi dei ragazzi più indigenti era padre D'Angelo in persona, da tutti stimato per la sua umanità. «Aveva l'abitudine di guardare lui stesso l'elenco degli iscritti in base ai redditi dei genitori. Un giorno chiamò a casa mio padre e gli chiese come avrebbe fatto a mantenermi agli studi. Papà rispose che avrebbe fatto grossi sacrifici e don Salvatore lo rassicurò dicendo che si sarebbe preso cura di me, come faceva con gli altri ragazzi poveri che arrivavano all'istituto, offrendo loro vitto, alloggio, divisa e libri. Quando arrivai al Villaggio mi sembrò di essere in un College americano e ancora oggi è così». Una tradizione che, a distanza di decenni, prosegue nella sede di Maddaloni, nonostante la crisi finanziaria che la Fondazione vive dal 2014 quando, a causa di debiti per oltre 20milioni di euro con fornitori, enti di previdenza e Agenzia delle Entrate, si è dimesso il Consiglio di amministrazione dell'ente, in quel momento ancora gestito dalla Congregazione dei Legionari di Cristo insieme alla Curia vescovile di Caserta. Da qui l'intervento della Regione che, oltre a commissariare l'istituzione, versa un contributo di 3milioni di euro annui, che tuttora garantisce il funzionamento del Villaggio; nel frattempo il personale è stato ridotto e sono stati chiusi scuola elementare e media. «Nonostante tutto la Fondazione è foriera di iniziative - spiega il commissario De Luca - il mio compito è di esaltare le attività formative, educative e assistenziali che, grazie al sostegno della Regione, ci permette di andare avanti. Purtroppo c'è una situazione di stallo della procedura giudiziaria che crea un clima di incertezza nelle famiglie degli studenti, nei creditori e negli stessi dipendenti che assistono a continui rinvii delle udienze». Ma, a dispetto di questa impasse che rende incerto il futuro, la Fondazione prosegue nel progetto originario voluto dal fondatore di lotta alla devianza minorile ospitando 500 studenti, con un convitto che permette a 54 ragazzi svantaggiati di alloggiare e studiare e istituti che sono eccellenze in tutta Italia come il liceo Linguistico, l'istituto Aeronautico e l'Alberghiero. «Chiudere il Villaggio sarebbe una grave perdita - conclude Umberto - per i tanti ragazzi che hanno talento, ma non le possibilità economiche per studiare».

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