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I figli dopo il divorzio, da che età il bambino può pernottare con il padre? Prove generali a Natale

Giulio Bucchi
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Nella maggior parte delle separazioni e dei divorzi, la madre è il genitore presso il quale i figli vivono prevalentemente. Il c.d. “genitore collocatario”. Figura che, negli anni, tende ad affievolirsi in forza di un'ambita parità di tempo, responsabilità e oneri a carico di ciascun genitore. Per il momento, che i figli debbano vivere prevalentemente presso la madre rimane la scelta privilegiata; in particolare quando i bambini sono piccoli e hanno bisogno di quelle cure prettamente materne. Questo sfocia in ricorrenti domande e angosce da parte delle mamme che si chiedono da quando il figlio possa dormire a casa del papà. Le mamme sono, infatti, preoccupate che il “loro” bambino si senta abbandonato o abbia necessità alle quali i padri non possono provvedere. Preoccupazione amplificata e divampante se le “prime prove” di pernottamento presso l'abitazione paterna s'inscenano nel periodo natalizio dove, normalmente, vengono previste o concordate più notti consecutive con il papà per permettergli di creare un po' di quotidianità con il minore in un periodo di festa. Per fare chiarezza sull'argomento è necessario premettere che, in materia di separazione e divorzio, la legge non indica un'età a partire dalla quale il figlio possa incominciare a dormire dal papà. Infatti, sul punto, il codice civile si limita a prevedere il diritto del minore di “mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori”. Dettato normativo che sembra rappresentare le famiglie “moderne” nelle quali i padri collaborano da subito con le madri in quei compiti di gestione dei bambini che, un tempo, nell'immaginario comune, erano esclusivi delle mamme (il cambio pannolino, l'allattamento con il biberon o il bagnetto). Negli ultimi anni, proprio sull'onda di questa progressiva trasformazione culturale e della rivendicazione paterna di uno spazio sempre crescente, vi è stato un significativo mutamento di rotta della giurisprudenza, che ha anticipato il momento a partire dal quale i bambini possono trascorrere la notte dal papà. Infatti, alcuni tribunali (per esempio quello di Milano e quello di Catania) hanno affermato, che “la genitorialità si apprende facendo i genitori” . Di conseguenza, è un luogo comune ritenere che un padre non possa occuparsi del figlio molto piccolo e che quest'ultimo non possa pernottare dal papà già in età infantile. Non si può, però, omettere di considerare l'esigenza dell'allattamento dei neonati da parte delle mamme. Circostanza che nutre le preoccupazioni materne e che costituisce, in alcune pronunce, uno spartiacque valido per decidere se e da quando i minori possano dormire dal papà. Molti giudici, però, non si pongono neppure il problema e prescrivono il pernottamento anche a partire da un anno. Altre pronunce giurisprudenziali, invece, hanno previsto che il pernottamento presso il padre possa essere introdotto a partire dai 3 anni o 3 anni e sei mesi. A ogni buon conto, qualunque sia la decisione del tribunale o la posizione che si sceglie di abbracciare, i magistrati, nelle proprie valutazioni, devono farsi guidare dall'irrinunciabile “superiore interesse del minore”. I giudici, in altre parole, dovrebbero approfondire – di volta in volta – se l'interesse veramente tutelato è quello del minore o, invece, quello del genitore richiedente o quello del genitore non fiducioso dell'altro. Mamma e papà, comunque sia, dovrebbero collaborare anteponendo il benessere e la serenità dei minori alle proprie pretese e preoccupazioni, impegnandosi a creare – insieme – nuove norme e consuetudini per i più piccoli, così da consentir loro di sentirsi protetti e sicuri nella nuova quotidianità. di Marzia Coppola Avvocato Studio Legale Bernardini de Pace

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